Venti di guerra con la Russia la Turchia abbatte un caccia

Mercoledì 25 Novembre 2015
«Un colpo alla schiena da parte di complici del terrorismo». Questo il durissimo commento del presidente russo, Vladimir Putin. L'abbattimento del bombardiere Sukhoj-24 da parte di un velivolo F16 turco a ridosso del confine siriano riporta la regione indietro agli anni Cinquanta del secolo scorso, ai tempi della Guerra Fredda, quando i sovietici e gli occidentali, inquadrati nella Nato, non se le mandavano di certo a dire e più volte si sfiorò il terzo conflitto mondiale. «Questo è un evento - ha proseguito il capo del Cremlino, durante un incontro con il re di Giordania, Abdallah II, - che va oltre i limiti dell'ordinaria lotta al terrorismo». I vantaggiosissimi rapporti commerciali bilaterali sono ora a rischio. Putin ha promesso per loro «conseguenze tragiche». Non è un caso che tutte le merci turche dirette in Asia centrale attraverso il territorio federale siano state già bloccate. Ankara potrebbe arrivare a perdere qualcosa come 2 miliardi di dollari in export. Mosca ha immediatamente cancellato la visita a Istanbul del suo ministro degli Esteri, Serghej Lavrov, per un vertice bilaterale e ha invitato i suoi cittadini a evitare la Turchia. Dagli occhi del presidente russo traspariva la rabbia di chi si sente tradito da un vecchio amico, come Recep Erdogan: «Invece di chiamarci (per analizzare l'accaduto), si sono rivolti alla Nato» ha detto Putin, che ha aggiunto: «Gli obiettivi regionali sono stati messi avanti rispetto a quelli globali». E pensare che proprio il capo del Cremlino, con le sue scelte, aveva fatto diventare la Turchia un potenziale "hub" energetico, mettendola al centro delle rotte del gas dopo lo scoppio della crisi ucraina.
«Vi avevamo avvertito» è stata la reazione ufficiale di Ankara. Nei giorni scorsi, si è appreso, le due diplomazie si erano scambiate messaggi non proprio amichevoli. I turchi intimavano ai russi di non colpire le posizioni dei turcomanni, legati all'opposizione anti-Assad nella "zona di sicurezza", da loro creata. Invece non è andata così. La coincidenza, che il grave incidente sia avvenuto a poche ore dalla fine della visita di Vladimir Putin in Iran, ha suscitato un vespaio di illazioni.
Il bombardiere Su-24, che si trovava a 6mila metri di quota, avrebbe volato per 17 secondi sul territorio turco nonostante - asserisce Ankara - gli fosse stato comunicato lo sconfinamento. Ma sia la carcassa del bombardiere federale distrutto che l'attrezzatura degli aviatori, riusciti a paracadutarsi, si trovano al di là del confine, quella sotto giurisdizione di Damasco. Sulla sorte dei due piloti è stato giallo per l'intera giornata. Secondo i mass media turchi l'ordine di abbattimento del SU-24 sarebbe stato impartito dal premier Davutoglu in persona e, stando all'Esecutivo, non è stata un'azione diretta contro un Paese specifico.
Il presidente americano Barack Obama ha affermato che Ankara ha il diritto di difendere i propri confini e che Mosca era stata avvertita per tempo. Nei giorni passati una missiva turca con la denuncia dei raid federali era stata inviata anche al segretario dell'Onu, Ban Ki-Moon.
Russi e americani si sono accordati tecnicamente per evitare incidenti tra le loro aviazioni in attualmente azione in Siria, mentre con i turchi il rapporto è stato sempre difficile. Subito dopo l'inizio delle operazioni di Mosca, il 30 settembre scorso, dalla base vicino a Latakia si erano registrati, a detta di Ankara, più sconfinamenti di velivoli federali. La Nato, riunita in riunione straordinaria, ha lanciato un appello alla calma.
Come risponderà ora il Cremlino alla distruzione di un suo velivolo è la domanda che si pongono tutti gli osservatori. «Non ci saranno conseguenze militari», ha comunque chiarito il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. Nelle stesse ore al Cairo il ministro della Difesa Shoigu ha comunicato che è stato identificato il gruppo terrorista che ha fatto esplodere con una bomba artigianale l'aereo dei turisti russi sul Sinai.
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