Veneto, i Comuni aprono ai profughi: uno ogni mille abitanti

Venerdì 4 Settembre 2015
Il criterio è uno solo: accoglienza diffusa. Quasi una parola d'ordine. Ovvero sistemare piccoli nuclei, addirittura una o due famiglie di profughi, in ogni comune del Veneto. Di fronte alle immagini drammatiche che giungono da tutta Europa sull'emergenza immigrati, il Veneto risponde così (anche se non mancano i distinguo, soprattutto con velature politiche) alla grave crisi internazionale che sta vivendo in Europa. E lo ha fatto con la proposta della sezione veneta dell'Anci, l'Associazione dei Comuni italiani che, ieri a Venezia ha presentato una bozza di documento durante un incontro in Prefettura al quale hanno partecipato i sindaci e i prefetti delle sette città capoluogo e il governatore del Veneto, Luca Zaia, insieme al capodipartimento per l'Immigrazione del Ministero dell'Interno, Mario Morcone e al prefetto di Venezia, Domenico Cuttaia.
Un protocollo d'intesa che chiarisce fino in fondo gli obiettivi dei sindaci del Veneto chiamati ad assolvere (e qui si sono avute le maggiori critiche) alle richieste sull'emergenza migranti. «Riteniamo che - sottolinea l'Anci Veneto - i richiedenti debbano essere distribuiti in maniera omogenea sul territorio tra le province e i comuni in proporzione al numero di abitanti, stabilendo altresì la loro presenza secondo il criterio 1 su mille. Infine riteniamo che l'assegnazione dei profughi debba essere attuata in tutti i comuni».
Parole decise e che sono state la "quadratura del cerchio" nonostante alcuni sindaci in varie parti del Veneto si siano dimostrati recalcitranti. «Non siamo di fronte ad una questione politica locale - ha incalzato il prefetto Morcone - ed è un errore trasformare una situazione d'emergenza in una questione strettamente politica. Tutta l'Europa è coinvolta. Qui non è il caso di Conetta (Ve) o di Eraclea o di Padova. È una vicenda internazionale di proporzioni considerevoli. Noi vogliamo collaborare con i sindaci. Il criterio dell'assistenza diffusa è vincente».
Immediata la replica del governatore Zaia: «In Veneto sono transitati oltre 16 mila migranti - ha sottolineato - oltre 6mila sono quelli presenti su una quota totale destinata alla regione di quasi ottomila persone. Noi non possiamo che ribadire le nostre perplessità. Siamo pronti ad aiutare bimbi, donne e uomini che scappano dalla morte, ma non siamo disposti a tollerare chi arriva con l'Iphone e le cuffiette nelle orecchie. Diciamocelo chiaramente, l'assistenza diffusa nel Veneto ha fallito».
Replica al presidente, Jacopo Massaro, sindaco di Belluno: «Da noi la gestione dell'emergenza profughi funziona. Abbiamo già 12 comuni che si stanno dando da fare. Il concetto di accoglienza diffusa sta dando buoni risultati. Chiediamo come comuni di essere informati dalle Prefetture». Ma che sull'emergenza profughi sia in atto un vero e proprio ping pong, lo dimostra anche la dichiarazione del presidente della Provincia di Treviso, Leonardo Muraro: «Tante belle parole - ha detto - ma non siamo convinti che l'ospitalità diffusa offra precise garanzie». E gli fa eco il presidente della Provincia di Padova, Enoch Soranzo: «Ho avuto mandato da 73 sindaci padovani di organizzare una manifestazione a Roma sotto le finestre del Viminale. I criteri sono chiari, ma vogliamo esprimere la nostra perplessità».
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