Ucciso in villa, la moglie confessa

Sabato 29 Agosto 2015
Ucciso in villa, la moglie confessa
Non sono stati dei rapinatori ad uccidere due giorni fa Alfio Longo, 67 anni, elettricista in pensione, all'interno della sua villa a Biancavilla in provincia di Catania, ma la moglie che, al culmine dell'ennesima discussione, l'ha ucciso nel sonno usando il ceppo di una vigna con il quale l'uomo l'aveva percossa poco prima. La donna, Vincenzina Ingrassia, 64 anni, ha confessato ieri tutto ai carabinieri ed è in stato di fermo per omicidio. Ha dichiarato di averlo fatto perché "dopo anni di sevizie, non ce la faceva più". Per poter allontanare da se stessa i sospetti, ha inventato la finta rapina, ma i militari dell'Arma hanno scoperto la messinscena ideata dalla donna. Era stata quest'ultima infatti, a lanciare l'allarme allertando i vicini, affermando che due malviventi erano entrati con il volto coperto e dei guanti in lattice nella loro abitazione e, dopo un litigio verbale, avevano ucciso il marito colpendolo con un legno. Aveva aggiunto di aver sentito il marito dire ai banditi che "li aveva riconosciuti e non avrebbero avuto scampo". Quanto descritto dalla donna però, non ha convinto gli inquirenti, che hanno subito notato delle incongruenze tra la sua versione e la scena del crimine. I militari del Ris di Messina, hanno evidenziato che era tutto troppo in ordine in casa, nonostante Ingrassia avesse parlato di una rapina efferata. Non sono state trovate inoltre, impronte di persone diverse dai componenti famiglia e segni di effrazione. La coppia aveva poi una passione per i cani, anche quelli randagi, che accudivano nella villa. Eppure la notte della tragedia nessuno nella zona li ha sentiti abbaiare. Altro elemento che ha insospettito gli inquirenti è stato il bottino: poche centinaia di euro e, due anelli dell'uomo, compresa la fede nuziale della vittima, e non quella della moglie. Particolare che dopo la confessione della donna assume un significato simbolico. Il comandante provinciale dei carabinieri di Catania, colonnello Alessandro Casarsa, ha evidenziato altri aspetti poco chiari come l'assenza di sangue nella stanza dove la moglie aveva detto che il coniuge era stato colpito. La donna aveva ancora dichiarato che in casa non ci fossero soldi o armi, che invece sono stati trovati. Messa alle strette, ha quindi ammesso di avere ucciso il coniuge. Una versione che militari dell'Arma stanno continuando a verificare, ma che è ritenuta verosimile. Sarà l'autopsia nei prossimi giorni a togliere ogni dubbio. «Vincenzina Ingrassia - ha detto Casarsa - ha provato più vergogna che rimorso. Si è liberata di un fardello fatto di anni di violenza di ogni genere. Ha detto che lui la massacrava, ma ci ha anche chiesto: ma questo si saprà in Paese?». «Ha poi descritto il marito, - ha concluso il comandante - come un padre-padrone che l'aveva costretta ad abbandonare la casa precedente per trasferirsi in una dimora immersa nel verde dove, a quanto pare, non c'è mai stata pace». Era esasperata - ha detto anche il procuratore di Catania Michelangelo Patané - aveva subito maltrattamenti in 40 anni di matrimonio, ma non aveva mai presentato denunce, confidandosi solo con qualche amica. Durante il sopralluogo nella villa sono pure state trovate circa venti piante di marijuana, nascoste tra i tralci della vigna coltivata sul retro, e altre essiccate in mansarda. Qui c'erano pure delle armi, una pistola risultata rubata e un fucile calibro dodici. I militari stanno ora cercando di capire se Longo spacciasse la sostanza stupefacente e se le armi siano state usate in qualche fatto criminale.
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