Trieste, bloccato un carico d'armi

Lunedì 14 Dicembre 2015
Trieste, bloccato un carico d'armi
TRIESTE - Un arsenale da battaglione d'assalto: 781 fucili a pompa di grosso calibro "Winchester" e il contorno di 15 calci per fucile. È quanto scoperto dalla Guardia di finanza nel porto di Trieste grazie a una brillante operazione congiunta con l'Agenzia delle dogane. Le armi viaggiavano a bordo di un autoarticolato olandese condotto da un autista turco e proprio dalla Turchia provenivano via mare, dirette ad un'azienda belga del settore per poi essere commercializzate nel Belgio medesimo, in Germania e Olanda.
I controlli, di livello notevolmente più elevato dopo gli attacchi terroristici di matrice jihadista, hanno dimostrato un'importante misura di efficienza. Il carico, sebbene apparisse regolare sotto il profilo doganale, è stato posto sotto sequestro poiché è stata violata la normativa italiana in tema di commercio d'armi: anche se la merce proviene dall'estero ed è destinata all'estero, se passa per l'Italia deve obbligatoriamente ottenere una preventiva autorizzazione di pubblica sicurezza. Per queste ragioni, innanzitutto, è stato denunciato il fornitore turco.
Resta tutta da indagare, naturalmente, la "filiera" di questo canale di rifornimento, in particolare sulle destinazioni effettive dei fucili, classificabili come armi comuni da sparo. Nulla viene al momento scartato nonostante le apparenze legittime dei documenti commerciali, come ha precisato nel pomeriggio il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Nel corso delle operazioni, l'autoarticolato è stato passato allo scanner per scoprire se vi fossero altre armi a bordo.
Il tenente colonnello Gabriele Baron, che comanda il Gruppo delle Fiamme gialle impegnate nell'operazione, ha sottolineato che dopo gli attentati terroristici, su disposizione del Governo e del procuratore capo Carlo Mastelloni, sono stati rafforzati in modo efficace i controlli su quanto arriva al porto di Trieste, lo scalo più settentrionale dell'intero bacino mediterraneo divenuto ancora più strategico con l'allargamento del Canale di Suez e quindi riferimento ideale per qualsiasi tipo di merce, lecita o illecita, che giunga via mare e sia destinata al Centro o Nord-Europa.
Infatti non è un caso che il responsabile del Servizio antifrode dell'Ufficio delle Dogane di Trieste, Nicola Palladino, proclami «la maggiore precisione possibile del nostro lavoro in questo periodo», visto che a Trieste si registrano «250mila transiti all'anno da e per la Turchia». Le cronache dal porto giuliano non sono nuove a sequestri eclatanti, ma è la prima volta che i blitz delle Fiamme gialle e delle Dogane riguardino una grossa partita di armi.
Plausi agli inquirenti sono giunti da numerosi esponenti politici; dal capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato a quello della Lega Massimiliano Fedriga, ambedue triestini. Non mancano note d'inquietudine per questi clamorosi "passaggi" commerciali sul territorio nazionale, come quella della leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni.
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