«Tommy finalmente ce l'ha fatta a sporcare la carrozzina di fango»

Lunedì 1 Settembre 2014
BELLUNO - «C'è sempre una via d'uscita se evitiamo di entrare nel buco nero della negatività, soprattutto se sappiamo cogliere le piccole occasioni che abbiamo a portata di mano e che offrono gioia ai figli». Dentro queste parole di mamma Luisa Bortolami e papà Giuseppe Casagrande si srotola tutto il filo della specialissima estate di Tommaso - o Tommy - ragazzo bellunese con gravi disabilità psico fisiche. Tommaso, a cui mancano gli automatismi a causa di una ipotrofia cerebellare, ha 18 anni. Non cammina e non parla, ma comunica bene con gesti e suoni. E per la prima volta - tra luglio ed agosto - ha frequentato a Mur di Cadola il Centro estivo dell'Ulss gestito da operatori del Siss (Servizio integrazione scolastico sociale). Sono i genitori, sorridenti, a raccontare l'esperienza: «Finalmente le ruote della sua nuova carrozzina si sono sporcate di fango!». Per andare all'aereoporto a vedere i voli dei paracadutisti, al lago di Santa Croce ad ammirare i surfisti o alla Birreria Pedavena per un piattone di wurstel e patatine. E le foto immortalano Tommaso mentre si gusta due palline di nocciola in gelateria o mentre va in altalena. Non sono banalità se si pensa che solo fino a due anni fa - secondo il metodo Doman suggerito dai medici americani che lo hanno seguito - Tommy è stato solo accudito a casa da familiari volontari. È mamma Luisa a ringraziare per il benessere che ha visto sprizzare dagli occhi del figlio disabile: «Si sono dati da fare Anna, Renata, Viviana, Michela e Alessio che hanno conquistato la sua fiducia dandogli la possibilità di esprimere tutta la sua felicità. In più è stato centrato anche l'obiettivo di dare sollievo a noi familiari».
La testimonianza non vuole essere il semplice resoconto di una bella esperienza, ma punta a dare la carica. I destinatari del messaggio di Giuseppe e Luisa Bortolami sono i genitori di ragazzi con handicap: «A siamo volte esausti, sfiduciati per umiliazioni e insuccessi, stremati dalla preoccupazione del futuro dei figli. Ma occorre avere la forza di farsi sentire e dialogare con le istituzioni per ricercare le migliori soluzioni: si trovano sempre persone di grande umanità ed empatia».
Daniela De Donà

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