Tagli in Provincia: stato di agitazione

Giovedì 18 Dicembre 2014
Tagli in Provincia: stato di agitazione
Stato di agitazione: la Provincia lancia un ultimo disperato appello contro i tagli. Se non dovesse bastare, l'agonia dell'ente sarebbe praticamente inevitabile. Ieri l'assemblea dei lavoratori ha deciso all'unanimità di indire lo stato di agitazione. Una protesta con tanto di assemblee e presidi permanenti all'ingresso di Palazzo Piloni. E non si esclude lo sciopero generale. L'estrema ratio nei confronti dei provvedimenti del Governo Renzi, che per portare a compimento la riforma delle Province, prima le ha declassate ad enti di secondo livello e ora le prende per fame. Perché il disegno è chiaro e ben definito: gli enti di area vasta dovranno dire addio a metà del personale. E Palazzo Piloni perderà 126 posti di lavoro.
«L'assemblea dei lavoratori ha deciso all'unanimità di indire lo stato di agitazione - spiega Marco Zucco, Rsu della Provincia in quota Cgil -. E da venerdì faremo un'assemblea permanente all'ingresso di Palazzo Piloni per spiegare ai cittadini i perché della nostra protesta». Lo stato di agitazione poi finirà sul tavolo della Prefettura, come sempre accade in questi casi. L'unica differenza rispetto al solito è che non c'è uno scontro tra dipendenti e «azienda». Perché l'amministrazione provinciale è tutta schierata dalla parte dei suoi lavoratori. Lo scontro, semmai, è con il Governo, che usa la mannaia in maniera cieca. «La protesta è condivisa dall'amministrazione, perché ne va della sopravvivenza dell'ente - continua Zucco -. La Provincia, oggi, non sa cosa farà, quali compiti dovrà svolgere, con quali soldi e con quanto personale. La stima fatta qualche tempo fa era chiara: serve il 60% del personale attualmente al lavoro per svolgere solo le competenze di base previste dalla legge Delrio. Se pensiamo che la Provincia di Belluno, in quanto montana, ha ulteriori competenze, a cui vanno sommate quelle della specificità data dalla norma regionale, è chiaro che il taglio del 50% diventa assurdo». La protesta, insomma, va avanti. Le prossime mosse potrebbero portare allo sciopero. «Non si fanno fuori solo i dipendenti, ma l'intero Bellunese - conclude Zucco -. Senza risorse e senza personale, la Provincia muore».

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