Tagli alla sanità, il governo battuto per quattro volte

Martedì 28 Luglio 2015
Lo scorso anno, in prossimità della presentazione della legge di Stabilità, si accese la discussione su possibili tagli alla sanità. Escluse dal governo, ed effettivamente non presenti in forma diretta, queste misure rientrarono però in qualche modo dalla finestra come componente principale (per un importo pari a 2,4 miliardi) dei consistenti risparmi richiesti alle Regioni. Gli interventi non vennero decisi subito: furono oggetto di una trattativa tra lo Stato e le Regioni stesse e - una volta definite - trasformate in emendamento al decreto enti locali. Su quel provvedimento e precisamente sulle pregiudiziali di incostituzionalità ieri al Senato è mancato per quattro volte il numero legale; oggi il governo quasi certamente porrà la questione di fiducia. Ma i tagli di ieri, che devono ancora entrare in vigore, si collegano con quelli che l'esecutivo starebbe mettendo in cantiere in vista della prossima legge di Stabilità e che di nuovo stanno scatenando le polemiche. Tanto che Luca Coletto, assessore alla Sanità del Veneto e coordinatore dei suoi colleghi delle altre Regioni, paventa ora il rischio che «salti il sistema della universalità della sanità pubblica».
L'incidente in aula a Palazzo Madama però non è necessariamente collegato alla tema scottante del sistema sanitario nazionale. Ieri il gruppo Pd era presente all'85 per cento (95 su 113) mentre i senatori Ncd erano 19 su 36 e quelli del gruppo Autonomie (Gal) 6 su 19. In ogni caso i tagli previsti saranno confermati, probabilmente senza modifiche, nel maxi-emendamento governativo e quindi nel testo finale.
Il ministro della Salute Lorenzin ha spiegato che non di tagli veri e propri si tratta ma di una razionalizzazione, finalizzata soprattutto a ridurre le prestazioni non necessarie. In particolare l'emendamento governativo punta a porre dei vincoli ai medici che prescrivono prestazioni specialistiche, come visite o esami clinici. Sarà un decreto del ministero della Salute a specificare questi vincoli, in base a criteri e priorità che sono state già approfonditi in alcuni documenti tecnici. L'attenzione è su determinate prassi definite di “medicina difensiva”: risonanze magnetiche alla colonna vertebrale per il mal di schiena, oppure al ginocchio dopo i 65 anni. Ma anche la spesa per le analisi di laboratorio è ritenuta non sempre appropriata. Dunque i medici saranno chiamati a circostanziare e giustificare in modo più accurato le proprie prescrizioni. E se non si atterranno a queste linee guida dovranno spiegare perché ed eventualmente rispondere del proprio comportamento anche con sanzioni economiche a valere sul salario accessorio. Le prestazioni non prescritte secondo i nuovi criteri saranno comunque totalmente a carico dell'assistito.
La relazione tecnica specifica che questa nuova procedura, da attuare già a partire dagli ultimi mesi del 2015, dovrebbe portare a una riduzione fino al 15 per cento delle attuali prestazioni: in termini assoluti ne dovrebbero saltare circa 28 milioni.
Sicuramente la riduzione delle prestazioni non necessarie è una delle direttrici lungo le quali il governo intende muoversi anche in futuro, nell'ambito del piano di revisione della spesa che dovrà garantire almeno 10 miliardi. L'altro versante su cui opererà la squadra del commissario alla revisione della spesa, Yoram Gutgeld, è quello degli acquisti, da razionalizzare attraverso la centralizzazione delle stazioni appaltanti e l'adozione dei costi standard.
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