Rientro dei capitali, un colpo di spugna da quattro miliardi

Lunedì 31 Agosto 2015
Rientro dei capitali, un colpo di spugna da quattro miliardi
Nel governo c'è chi spera in 4 miliardi di incasso. Ma, con molta più prudenza, gli uomini vicini al premier Matteo Renzi non si spingono oltre i 3. Potrebbe essere questo il risultato della voluntary disclosure, la legge sul rientro dei capitali che consente a chi ha nascosto denaro all'estero, ma anche in Italia, di autodenunciarsi e rimettersi in regola con il fisco pagando tutte le tasse fino all'ultimo euro in cambio di sconti vantaggiosi su sanzioni e pene. C'è ancora un mese di tempo per aderire, anche se voci ricorrenti parlano di un possibile slittamento dei termini. Una ipotesi che «al momento», non trova conferma negli uomini che stanno seguendo il dossier.
In realtà l'operazione sarebbe partita in maniera laboriosa e non si registrerebbe (con l'eccezione della Lombardia) una vera e propria corsa all'autodenuncia. Ma chi ha seguito operazioni similari garantisce che in passato è sempre stato così a maggior ragione quando, come in questo caso, le scadenze coincidono con il periodo estivo. A Palazzo Chigi e al ministero del Tesoro, però, seguono la vicenda con crescente interesse. All'atto di mettere il timbro sulla normativa, il ministro Pier Carlo Padoan, «prudenzialmente», non indicò i proventi. Ma è evidente che, a ridosso della stesura di una legge di Stabilità che si preannuncia impegnativa, il governo punta molto sugli incassi della “collaborazione volontaria”, per integrare i circa 10 miliardi di risparmi di spesa e i possibili margini di flessibilità che arriveranno da Bruxelles (una parte del teorico spazio di 17 miliardi, secondo il premier Renzi).
All'operazione possono aderire, entro il 30 settembre, solo i contribuenti che non siano già stati colpiti da un accertamento e che hanno sottratto al fisco somme fino ai primi 9 mesi del 2014. Nell'autodenuncia devono essere indicati tutti i capitali e la loro provenienza, per cui non siano scaduti i termini per gli accertamenti. Successivamente devono essere versate tutte le somme dovute, più le sanzioni ridotte. Per le attività sotto i 2 milioni l'aliquota è al 27%. Si potrà versare in una unica soluzione o in tre rate mensili.
Per chi dà dati falsi c'è il carcere fino a 6 anni. La norma esclude la punibilità per dichiarazione infedele e omessa dichiarazione ma anche per omesso versamento di ritenute certificate e omesso versamento di Iva. In caso di dichiarazione fraudolenta, le pene vengono applicate nella misura di un quarto della misura edittale. Nel governo si confida molto, come spinta propulsiva nei confronti dell'operazione, sull'accordo chiuso nei mesi scorsi da Roma con la Svizzera, Paese nel quale Bankitalia stima siano depositati 150 miliardi di euro di fondi appartenenti a contribuenti italiani. Infatti la cancellazione di Berna dai Paesi black list rende molto più conveniente aderire alla sanatoria. Quando si regolarizzano i soldi nascosti in un paese della lista nera, le tasse da pagare al Fisco sono quelle evase negli ultimi dieci anni. Per i Paesi collaborativi, invece, le tasse evase da versare sono soltanto quelle degli ultimi cinque anni. Dunque si potrebbe arrivare a dimezzare le imposte da versare. Una ulteriore spinta verso l'autodenuncia, si confida, arriverà per effetto dell'introduzione, da quest'anno, del reato di autoriciclaggio che colpisce chi «avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, sostituisce, trasferisce o impiega in attività economiche o finanziarie denaro, beni o altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente la provenienza illecita». Chi si autodenuncia non sarà perseguito, ma solo per le somme oggetto della collaborazione volontaria. Per chi non aderirà, invece, è previsto il carcere da 2 a 8 anni e multa da 5mila a 25 mila euro. Pena ridotta da 1 a 4 anni (e multa da 2.500 a 12.500 euro) se il reato ha pena inferiore a 5 anni.
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