Renzi: nulla da temere per l'Italia

Domenica 5 Luglio 2015
Renzi: nulla da temere per l'Italia
ROMA - Anche il referendum greco divide la sinistra. Renzi si spende per il sì, va ad abbracciare Frau Merkel, rinnova le minacce di lei agli elettori greci («Votate no e siete fuori»). La minoranza Pd lo accusa: così schieri il partito dalla parte sbagliata. Ma Beppe Grillo, Nichi Vendola, Stefano Fassina ed altri fanno di più: vanno ad Atene ad esprimere la loro solidarietà a Tsipras e alla sinistra che vota No.
La partita del premier, naturalmente, non si gioca solo sui tavoli del partito. Renzi si sgola, assicurando che «gli italiani non devono avere paura», perché se prima Italia e Grecia «erano compagni di sventura, ora non è più così». Grazie alle sue riforme non ci sarà insomma, nessun contagio, nessun problema per l'Italia, qualunque cosa sia della Grecia. Anche se, per la verità, numerosi osservatori internazionali avvertono che il rischio c'è eccome: se la Grecia esce dall'euro, la moneta unica non sarà più percepita come irreversibile dai mercati, che cominceranno quindi a "prezzare" la probabilità che anche l'Italia possa uscire: si alzerà lo spread e pagheremo miliardi di interessi in più sul gigantesco debito nazionale.
Ma intanto diventa sempre più chiaro che il voto greco sarà l'ennesima occasione per un ennesimo regolamento di conti tutto italiano.
Se oggi a vincere sarà il sì, sarà anche una vittoria di Renzi contro la minoranza interna e i dissidenti Dem, (che oggi con D'Attorre lo accusano di «aver collocato il Pd dalla parte sbagliata su un'altra materia decisiva»). Ma soprattutto sarà per il premier un modo per zittire l'antieuropeismo della Lega di Salvini, il populismo di Beppe Grillo, l'avversione di Nichi Vendola ad un'Europa a trazione tedesca. Per Renzi sarà allora ancora più facile sostenere, come oggi fa, che «noi siamo quelli che risolvono i problemi, non il problema, non siamo più il malato d'Europa», grazie alle sue riforme.
Se invece a vincere sarà il no, Renzi dovrà rendere conto della sua linea pro-Merkel ai Salvini, Brunetta, Meloni ma anche alla sua agguerrita minoranza interna. «Oggi è una data storica, segna lo spartiacque nella vita delle persone e nella vita politica Europa: Siryza e il governo Tsipras hanno ridato senso alla democrazia», proclama infatti con enfasi Fassina, con un occhio ad Atene ed uno al Nazareno. Oggi Vendola incontrerà i vertici di Syriza ad Atene e seguirà con loro lo spoglio delle schede del referendum, tifando - come Grillo - per il No: un No all'Europa della Merkel e in fondo, un No anche a Renzi. Salvini, invece, benché fortemente anti-euro («Se fossi greco voterei no»), è un anti-euro di centrodestra e ci pensa proprio ad andare in Grecia a dar pacche sulle spalle all'estrema sinistra. «Grillo e Vendola vanno a farsi due giorni di vacanza» scherza il leader della Lega.
«La Grecia fuori dall'Europa sarebbe un danno per l'economia europea ed italiana», avverte anche Silvio Berlusconi.
Mentre Fabrizio Cicchitto (Ap) vede la nascita di un fronte «fascio-comunista» per il no, Walter Veltroni si augura «per noi e per la Grecia» che a vincere sia l'Europa. Renzi chiude la giornata replicando anche alle manovre annunciate da Silvio Berlusconi e Diego Della Valle: «Le critiche fanno sempre bene, sia quelle esterne che quelle interne; a quelle del mio partito poi sono affezionato. Alcuni imprenditori hanno un po' di mal di pancia, ed hanno espresso delle critiche. Comunque il loro mal di pancia non mi fa venire il mal di testa...».
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