Profughi: indagato don Gigetto

Venerdì 27 Marzo 2015
BELLUNO - Anche don Gigetto De Bortoli, presidente del Centro di solidarietà di Belluno, è nell'elenco delle cinque persone iscritte nel registo degli indagati per i presunti maltrattamenti ai danni dei profughi che hanno trovato alloggio nel Ceis di Vittorio Veneto. Non si tratta di presunti atteggiamenti violenti nei confronti dei profughi ma di presunte violazioni in materia di diritti umani. Nel mirino della Procura infatti ci sono le condizioni in cui alloggiano i 120 richiedenti asilo ospitati nella struttura di proprietà del Ceis e data in appalto alla Cooperativa Integra. Gli indagati risultano essere persone attive sia nel Centro Italiano di Solidarietà, presieduto da don Gigetto De Bortoli, sia nella società cooperativa addetta alla gestione del servizio. Nell'avviso di garanzia, peraltro, si parla anche di anomalie gestionali per quanto riguarda i pasti somministrati agli ospiti, la biancheria fornita e lo stato degli alloggi in generale, oltre alla preparazione degli operatori che non sarebbe consona alle richieste non per comportamenti fuorilegge ma per mancanza di preparazione.
«Troppa confusione e notizie di quarta mano: il Ceis sta subendo un danno d'immagine. Ma le vere vittime sono i profughi». Così don Gigetto De Bortoli passa al contrattacco ma saluta con soddisfazione l'ispezione: «Sono contento che la Procura abbia deciso di indagare su quanto è successo e succede nel servizio di accoglienza in città dei profughi» commenta il religioso, che nella nota ufficiale diramata ieri usa sempre la maiuscola per indicare gli stranieri accolti a Serravalle in accordo con la prefettura. «Finalmente si fa luce oggettiva a fronte di affermazioni e di una quantità enorme di dicerie contrapposte, che producono soltanto confusione. Ho fiducia nell'indagine e nella documentazione sul nostro operato, sempre svolto in stretto contatto giornaliero con la Prefettura».
Don Gigetto, indagato insieme a 4 collaboratori, sostiene che «l'effetto più negativo della vicenda è per gli stessi profughi ospitati, la cui presenza suscita posizioni ideologiche o morali che comportano da una parte ostilità radicale alla loro presenza e dall'altra sostegno e tutela come se i profughi fossero incapaci di intendere e volere e non avessero una loro storia e i loro obiettivi».
Detto che «nessuna donna è mai stata ospite come profuga qui», don Gigetto torna sull'ispezione del nucleo anti sofisticazioni dell'Arma: «La presenza dei Nas sarà ulteriore segno di apertura e trasparenza su quanto fatto, anche se si sa benissimo che l'impegno specialistico dei Carabinieri trova sempre qualcosa che non va. E ciò sarà garanzia per il presente e il futuro». Il religioso, che è anche iscritto all'ordine dei Giornalisti, annuncia di avere «preparato con cura le controdeduzioni, affidate a un avvocato del Foro di Treviso, così che si arrivi quanto prima alla chiarificazione. A Serravalle si sta facendo un'accoglienza che dovrebbe essere compresa e valorizzata: una comunità che ne accoglie un'altra in esodo».
Secondo don De Bortoli le ultime vicende «hanno causato al Ceis un danno d'immagine, che non ci impedirà di valutare di partecipare al nuovo bando per l'accoglienza. Non c'è alcun ostacolo alla nostra partecipazione».

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