Premier a caccia di voti da Fi «Voglio consenso ampio»

Sabato 10 Ottobre 2015
Ad un certo punto la maggioranza ha toccato quota 142 voti nel respingere un subemendamento di Roberto Calderoli (Lega) e Rocco Crimi (M5s) sul tema delle minoranze linguistiche. È stato l'unico momento di suspense in una giornata contrassegnata più che altro dalle proteste grilline e dall'ennesima lite tra Lega e FI sul modo di fare opposizione, ma rassicurante per la maggioranza per i numeri in campo.
Clima comunque teso per il rush finale del ddl Boschi: «Non siete autosufficienti, perdete pezzi», l'accusa di Gasparri e Romani al Pd, con FI che si è mossa per respingere le critiche del Carroccio di aver fatto risorgere il patto del Nazareno; «Non fate gli indovini», la risposta di Tonini. Ma nel mirino sono finiti i pentastellati e precisamente la senatrice Elena Fattori che ha criticato aspramente la minoranza Pd per essersi «venduta per un piatto di lenticchie»: lunedì verrà sanzionata anche lei - dopo D'Anna, Barani e Airola – dal Consiglio di presidenza di palazzo Madama.
«Ormai ce l'abbiamo fatta», è il messaggio fatto pervenire da Matteo Renzi ai maggiorenti di palazzo Madama. «Stiamo facendo la storia», un altro sms inviato dal premier ai fedelissimi. «Dicevano ”le riforme si fermeranno, il Governo non ha i numeri”. Visto come è andata? Questa è #lavoltabuona L'Italia riparte», ha poi scritto il capo dell'esecutivo su twitter.
Poche le novità di ieri per quanto riguarda il pacchetto costituzionale: la principale è il via libera all'art.39 sulle norme transitorie per l'elezione dei senatori, con il ministro Boschi che ha preso l'impegno di far approvare la nuova legge elettorale per il Senato entro questa legislatura.
Aboliti il Cnel e i rimborsi ai gruppi dei consiglieri regionali. Apertura del governo al gruppo delle autonomie: fino all'approvazione dei nuovi statuti che recepiranno la riforma costituzionale, le Regioni a statuto speciale potranno avvalersi della possibilità di ottenere «una devoluzione in materie di competenza statale».
I lavori si sono prolungati perché l'esecutivo ha dovuto specificare che non vi sarà alcuna seduta comune di Camera e Senato per eleggere i giudici costituzionali di nomina parlamentare. Sul voto dell'ultimo articolo esaminato, il 41, la maggioranza si è fermata a 165. Con quattro assenze nelle fila del Pd (tra questi i componenti del governo Giannini e Bubbico) e sei assenti di Ncd, con Giovanardi che si è astenuto e Augello che ha ammesso di essersi confuso.
Sono proprio i centristi i più ”sorvegliati” dopo lo strappo sulle unioni civili. Il malessere di Ap c'è: nei voti segreti sono venuti a mancare – lo ammettono anche i vertici di partito – proprio i centristi.
Tuttavia non ci sarà alcun problema martedì pomeriggio quando arriverà l'ok finale alle riforme. Renzi punta a quota 180 sì, ha inviato i suoi ambasciatori a convincere quei senatori di FI che in prima lettura hanno votato il provvedimento. «Mi auguro – spiega Andrea Marcucci – che ci sia un consenso ampio».
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