Pensioni, Poletti frena: illogico puntare solo sul sistema contributivo

Mercoledì 27 Maggio 2015
ROMA - Il passaggio al solo metodo contributivo per il pagamento delle pensioni, anche di quelle in essere, non sembra rientrare nei piani del governo. Sulla stessa linea sono il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, e quello del Lavoro, Giuliano Poletti, che chiudono la porta, sicuramente almeno nel breve periodo, al ricalcolo delle pensioni solo in base ai contributi versati.
Il ricalcolo delle pensioni con il solo metodo contributivo «non è sensato, non è logico. Si tratterebbe di un meccanismo meccanico. Non è ragionevole», perché «si interverrebbe anche sulle pensioni più basse», ha spiegato Poletti, sottolineando che «la previdenza bisogna toccarla il meno possibile e solo se indispensabile, perché è un elemento di sicurezza per i cittadini». Immediato l'appoggio arrivato da Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera, che replica indirettamente anche a Tito Boeri, presidente dell'Inps, che in passato ha sottolineato l'esigenza di un passaggio al metodo contributivo tout-court. «Ha ragione Poletti: il ricalcolo delle pensioni con il contributivo, come qualcuno vorrebbe proporre, non è sensato», spiega Damiano, dicendo di apprezzare «la ricerca di trasparenza che sta conducendo l'Inps» con l'operazione Porte Aperte, ma «vorremmo che l'istituto dedicasse un po' di tempo per risolvere il problema dell'"opzione donna", delle ricongiunzioni onerose e quello del mistero del numero degli esodati non ancora salvaguardati». Anche il titolare dell'Economia si schiera contro il contributivo: «i diritti acquisiti si preservano sempre». Al massimo «si può immaginare una transizione da due a un solo sistema nel lungo periodo, ma per niente misure» anche perché, sottolinea con orgoglio, «il sistema pensionistico italiano è tra i più stabili tra quelli dei Paesi avanzati e dobbiamo andarne fieri».
Ciò non toglie che quella del contributivo non possa essere un'ipotesi da prendere in considerazione prima o poi e che si possa ragionare su ulteriori miglioramenti, ad esempio il tema della flessibilità in uscita, più volte richiamato dal premier, Matteo Renzi. È un'idea «da esplorare», spiega Padoan, ma «non si torna indietro» rispetto alla legge Fornero, «si amplia lo spettro di possibilità per i pensionati». Chiunque vorrà poter andare in pensione prima dovrà però sopportare «un piccolo costo da pagare per garantire la sostenibilità del sistema». Secondo Poletti, prima di aprire il cantiere flessibilità è comunque necessario «un confronto con l'Europa», perché la questione comporta «un impatto sulla finanza pubblica e bisogna affrontarla in un contesto di consenso europeo».
Anche perché la finanza pubblica deve comunque ancora fare i conti con tutti gli effetti della sentenza della Consulta che ha cancellato il blocco della perequazione: il costo dell'adeguamento, dopo la sentenza della Corte costituzionale, «non sono solo 2 miliardi e un po', ogni anno ci sono 500 milioni in più», avverte Poletti.

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