Ora lo spread fa di nuovo paura

Venerdì 3 Luglio 2015
La secchiata d'acqua gelata l'ha rovesciata l'agenzia di rating Standard & Poor's sull'Italia, quando ieri ha diffuso un rapporto sugli impatti di un'evenutale uscita dalla Grecia dall'euro. Secondo i calcoli degli analisti americani, la «Grexit» diffonderebbe il suo contagio in Europa sostanzialmente attraverso un aumento dei tassi d'interesse. In qualche modo, insomma, si ripeterebbe il film, se anche in tono minore, di quello già visto nel 2011. Secondo le simulazioni l'effetto maggiore dell'abbandono dell'euro da parte di Atene sarebbe il ritorno dello spread. E questo nonostante il Quantitative easing della Bce, che potrebbe funzionare da tappo, ma solo fino ad un certo punto. Le stime prodotte dall'agenzia indicano un aumento del costo degli interessi sui titoli della zona euro nell'ordine di 30 miliardi. Ma, e qui sta il punto, l'esborso sarebbe a carico dei Paesi periferici e quello maggiore toccherebbe proprio all'Italia. Il costo dei Btp a dieci anni, quelli che vengono usati come punto di riferimento, salirebbe in poco tempo dall'attuale 2,3% al 3,5%, comportando in meno di diciotto mesi un aggravio della spesa per interessi di 11 miliardi. Significherebbe tornare dai circa 70 miliardi previsti per quest'anno ad oltre 80 miliardi l'anno. Praticamente come nel 2012. Una tegola per il governo che, invece, ha costruito tutte le sue previsioni su un tasso medio del 2% con un risparmio sulla spesa per interessi di 4,8 miliardi.
Ma quanto sono attendibili le simulazioni di Standard&Poor's. Tra i tecnici, anche quelli del governo, qualche dubbio serpeggia. Una maggiore spesa per interessi di undici miliardi, presupporrebbe un incremento dei tassi di 1,2 punti da calcolare su tutti e 420 i miliardi delle emissioni del 2015 e presupponendo, inoltre, che il prossimo anno ci siano collocamenti per un ammontare analogo. Tuttavia, approfittando dei tassi bassi, ad oggi il Tesoro ha già piazzato sul mercato il 63% delle emissioni previste per l'anno in corso. Insomma, quello dell'agenzia americana sarebbe uno scenario teorico ed estremo. Nelle simulazioni di Standard & Poor's, è inserito anche un altro dato sugli eventuali impatti di una Grexit per le economie dell'Eurozona, quello sulla crescita economica. Su questo fronte l'addio di Atene alla moneta unica potrebbe pesare tra lo 0,2 e lo 0,3% di Pil, con una riduzione delle esportazioni di Germania, Francia e Italia tra lo 0,3 e lo 0,5%. A provare a gettare acqua sul fuoco, è intervenuto ieri il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, che ha dato ampie rassicurazioni sulla sostenibilità del debito e sulla capacità del Vecchio continente di far fronte ad un eventuale rischio di contagio. Il sistema economico dell'Eurozona, ha spiegato il governatore è in grado di far fronte alle turbolenze «sia dal lato dell'economia reale con le riforme che sono ancora in atto, ma importanti nei diversi paesi, sia con quelle a livello europeo». Riferendosi poi alle turbolenze di queste ore, Visco ha sottolineato come «l'Italia ha il suo debito pubblico che deve essere reso sostenibile». Per fare questo, ha aggiunto, «è importante riuscire con le riforme che dobbiamo fare per mettere il nostro Paese su un sentiero di crescita più alta». L'intervento di Visco è avvenuto a margine della presentazione della nuova piattaforma europea «Target 2 securities», per migliorare e rendere sicure le transazioni post trading.
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