Omosessualità, la mentalità cambia in calo il pregiudizio

Martedì 27 Ottobre 2015
«Gli amanti che passano la vita insieme non sanno dire che cosa vogliono l'uno dall'altro. Non si può certo credere che solo per il sesso essi provino un desiderio così ardente a essere insieme. È allora evidente che l'anima di ciascuno vuol qualche altra cosa, che tuttavia non è capace di dire». Ma qual è, allora, l'enigma dell'amore, si chiede Aristofane nelle pagine, vecchie di 2500 anni, del Simposio di Platone? Cosa cercano gli amanti l'uno nell'altro al di là della commovente disperazione con cui gli abbracci si ripetono ostinati e sempre, prima o poi, si sciolgono? Per spiegarlo l'Aristofane platonico ci racconta un celeberrimo mito secondo il quale ciascun essere umano, maschio o femmina che sia, non è un intero, ma la metà di un antico essere, assai più felice, fiero e potente, benché proprio per questo squartato e diviso dall'invidia gelosa degli dèi. Ciascuno di noi, quindi, nella vita, carne errabonda mossa dalla nostalgia per quell'immemoriale pienezza, sarebbe alla ricerca dell'altro pezzo di sé. Dal momento che le unità originarie erano, oltre che miste ed androgine, anche soltanto maschili o solo femminili, ecco spiegate quelle variazioni dell'amore che chiamiamo eterosessualità ed omosessualità. Perché l'amore, per questo splendido e terribile mito, è una forza identica e unica, uguale per tutti, che, come l'essere, si dice in molti modi e in molti modi si esprime, ma che ha anche, al suo inizio, un risvolto tragico e crudele, una macelleria di corpi sezionati e tagliati a metà.
L'amore, insomma, è una ferita che sempre chiede di essere sanata da una ferita gemella. Altro che “attrazione naturale” o persino “scelta sessuale”, come ci tocca talvolta sentire nell'era del linguaggio politicamente corretto, ma pulsione irresistibile a vivere fino in fondo il proprio destino. La natura, invece, è un'idea estremamente sfuggente, sempre al limite di ciò che l'uomo è, fa o potrebbe fare. È bene non farne una garanzia, perché l'uomo ha una tendenza inguaribile ad andarvi “contro”. E del resto, ciò che oggi è “naturale”, non molto tempo fa veniva definito “contro natura”. Grazie alla scienza, che riduce l'essere umano al combinato organico dei suoi geni, dei suoi neuroni e dei suoi ormoni, crediamo di sapere qualcosa di più della sessualità umana.
Ma, in realtà, forse dell'amore ne sappiamo molto meno di Platone, che aveva il coraggio di riconoscere che è un enigma che non si può spiegare né ignorare, ma solo esserne all'altezza, sopportandone la ferita: la spina insieme alla rosa. E alle spine di Eros le rose dell'amore omosessuale hanno sempre aggiunto quelle del non vedersi riconosciuta la dignità di una passione difficile, ma che spesso, da Saffo ad Auden, ha saputo esprimere su questo sentimento le parole più vere. Oggi il sondaggio ci rassicura riguardo al cambiamento della mentalità in corso, mostrando che il pregiudizio nei confronti dell'omosessualità si contrae e corrisponde a una minoranza che perde, in meno di un decennio, ben 13 punti di percentuale. Di questo passo, fra un altro decennio dovrebbe essersi dissolta. In realtà, possiamo concederci, oltre alla doverosa cautela con cui si registrano i dati dei sondaggi, un po' di scetticismo supplementare. A volte, infatti, i pregiudizi non riusciamo a confessarli neppure a noi stessi.
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