Maroni: «Le accuse non riguardano il ruolo in Regione»

Mercoledì 14 Ottobre 2015
I grillini hanno già annunciato che faranno mettere ai voti una mozione di sfiducia per Maroni e la sua giunta. Il Pd sta meditando di fare lo stesso. Ma lui, il governatore, alza le spalle. «Non hanno i voti per mandarci a casa» dice ai suoi «se lo fanno vanno a sbattere contro un muro». Però sa che i problemi possono arrivargli dalla sua stessa maggioranza. Anche se per ora sia quelli di Forza Italia, sia quelli dell'Ncd (in Lombardia sono al governo col centrodestra) non pare abbiano intenzioni bellicose. Bobo Maroni e Mario Mantovani sono andati d'accordo solo nel periodo pre elettorale. Era il 2013, il leghista aveva da poco disarcionato Umberto Bossi dalla guida del Carroccio e si apprestava a coronare il sogno di diventare governatore. L'uomo di Forza Italia era stato delegato dal Cavaliere a gestire il dopo Formigoni, quindi massima collaborazione coi padani e molti sorrisi. Utili per costringere Maroni, a elezioni vinte, a nominarlo suo vice e assessore alla Sanità malgrado l'imbarazzante conflitto di interessi, essendo Mantovani imprenditore del ramo sanitario.
Una volta fatta la giunta, però, l'idillio è terminato. Tanto che alla prima occasione buona Maroni ne ha profittato per far fuori l'assessore. «Non ha condiviso le nuove impostazioni della nostra politica sulla Sanità, le sue deleghe me le prendo io» ha annunciato la scorsa estate. Adesso la botta è dura per la Lega. Anche perché fra gli indagati c'è l'assessore Garavaglia, che di Maroni è amico e sodale. «Da quanto par di capire» dice il governatore «le accuse a Mantovani hanno poco a che vedere coi ruoli ricoperti in Regione». Un modo per prenderne le distanze. Ma anche per prepararsi alla battaglia con gli alleati. Forza Italia, infatti, non ha mai nascosto di rivolere per sé le deleghe alla Sanità. Adesso però Maroni, giocando anche sulla tempesta giudiziaria, potrebbe essere intenzionato a pretendere che la gestione dell'assessorato alla Salute (che muove il 75 per cento delle risorse regionali) venga affidata a un leghista e non più a un uomo di Berlusconi. Il governatore ne ha parlato con Salvini. Il segretario leghista ha consigliato prudenza: «Vai avanti tu fino a dicembre, poi vediamo».
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