Lotta all'infarto con la telemedicina

Mercoledì 16 Aprile 2014
Cala l'incidenza dell'infarto nella popolazione e la mortalità scende sotto il 5%. Ma l'attenzione resta alta. Se cure sempre nuove e la tempestività dell'intervento fanno tracollare la mortalità di chi riesce ad arrivare all'ospedale, restano alti i rischi per chi non riesce a raggiungere un centro entro tre ore dal malore, rischiando così la vita o, alla meglio, pesanti conseguenze a livello cardiaco.
L'obiettivo dell'Usl 1 punta ora alla fase che precede il ricovero in reparto, quando il paziente si trova in ambulanza e, ancora prima, a casa. «L'infarto colpisce circa 600 persone su un milione -spiega Enrico Franceschini, nuovo primario da poco insediato nel reparto di cardiologia del San Martino - nel Bellunese si parla di 100-110 casi l'anno. Davanti a questa patologia la tempestività d'intervento e di diagnosi è fondamentale, più sarà stato breve il tempo trascorso tra l'ostruzione dell'arteria e la sua riapertura e maggiore sarà la porzione di muscolo che riusciamo a salvare. L'infarto resta una malattia a mortalità elevata, infatti, per chi si trova fuori dall'ospedale e non sono migliorati gli esiti negativi sulla salute di molti pazienti. Il nostro obiettivo è quello di ridurre sempre di più i tempi di intervento».
Una grossa mano la daranno d'ora in avanti i tre macchinari per la teletrasmissione via rete dell'eletrocardiogramma dal luogo in cui si trova il malato alla stazione di ricezione interna al reparto di cardiologia del nosocomio cittadino. Un servizio che permette di abbattere i tempi, con un risparmio compreso tra la mezz'ora e l'ora e mezza, a tutto vantaggio del paziente. Gli strumenti, acquistati con parte della donazione di quasi 400mila euro effettuata da un generoso cittadino, saranno caricati a bordo delle ambulanze in servizio nella Valbelluna, in Agordino e nel Cadore. «L'elettrocardiogramma viene effettuato sul mezzo di trasporto o dove il paziente si trova - prosegue Franceschini - noi lo riceviamo in ospedale e comunichiamo al 118 la procedura da seguire. In caso di infarto in atto verrà subito preparata la sala di emodinamica e il paziente in arrivo non dovrà passare attraverso il pronto soccorso».
«È tutto parte della catena della sopravvivenza - aggiunge Giovanni Cipollotti, direttore del Suem 118 - che vede al primo posto la formazione fatta alla popolazione sulla manovra di rianimazione; a questo proposito a maggio prenderanno il via una serie di lezioni nelle scuole medie, insieme a Dolomiti Emergency».