Le quattro ricette di Visco per lo sviluppo dell'Italia

Lunedì 25 Maggio 2015
ROMA - Banche, ripresa, conti pubblici e riforme. È soprattutto su questi quattro pilastri necessari per lo sviluppo del Paese che c'è attesa per le parole del Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco (nella foto), che domani pronuncerà le sue quarte considerazioni finali alla guida della banca centrale italiana. Si tratta di temi già trattati più volte dal responsabile di Via Nazionale anche alla luce del quantitative easing varato da Mario Draghi a marzo e dei problemi legati all'ennesimo tentativo Ue di mantenere la Grecia all'interno dell'area euro. A distanza di qualche mese dalle mosse della Bce e dopo il completamento dell'unione bancaria c'è attesa per nuove possibili stime sulla crescita e sul futuro del credito. Le ripercussioni sugli istituti italiani a seguito degli stress test di ottobre sta spingendo per un nuovo consolidamento con in primo piano il destino di Mps. Senza contare che il recente intervento del governo con la riforma delle Popolari ha impresso un'accelerazione tra le banche del 'territorio' su cui Visco si è già espresso al Forex con una piena promozione, in particolare perché «la più ampia partecipazione dei soci in assemblea riduce il rischio di concentrazioni di potere in capo a gruppi organizzati di soci minoritari».
Dalle Popolari alla Bad Bank. Nella stessa occasione, ritornando su temi toccati anche in passato Visco ha dato indicazioni su un altro dei temi al centro del dibattito di questi giorni: la creazione di una Bad Bank per gestire le sofferenza bancarie. Unica soluzione per ripulire i bilanci delle banche e consentire loro di riversare sulle imprese la liquidità che la politica monetaria espansiva di Francoforte sta nel frattempo assicurando. La posizione di Via Nazionale su questo aspetto è in linea con il governo e al momento non combacia con l'Europa: «È importante rispondere con un intervento pubblico, rispettando le norme europee», ha detto poche settimane fa Visco, aggiungendo appunto che «ci sono iniziative in corso su cui lavoriamo intensamente con il ministero dell'economia».
Del resto Bankitalia ha riconosciuto gli effetti positivi che le condizioni macroeconomiche (QE, calo petrolio ed euro più debole sul dollaro) stanno avendo sull'economia ma ha anche avvertito che «i bilanci bancari continuano a risentire della protratta debolezza dell'attività economica, che pesa sulla qualità del credito e sulla profittabilità degli intermediari». Se il governo dovesse poi intervenire per facilitare i tempi per il recupero crediti c'è spazio per ulteriori riflessi positivi nel rapporto banche-imprese e chissà che Visco non colga l'occasione per chiedere celerità all'esecutivo. Attenzione sarà rivolta anche a possibili interventi sull'irrisolto nodo delle divergenze sulla vigilanza con le authority europee, spesso accusate in Italia di essere troppo severe con gli istituti tricolori. Non dovrebbe poi mancare da parte del Governatore un richiamo all'attenzione per il cliente bancario, dopo aver sottolineato come alla luce delle nuove norme europee sulla gestione delle crisi, le banche «dovranno adottare un approccio nei confronti della clientela coerente con il cambiamento fondamentale apportato dalle nuove regole, che non consentono d'ora in poi il salvataggio di una banca senza un sacrificio significativo da parte dei suoi creditori». Forse anche per questo Banca d'Italia ha annunciato recentemente di lavorare «assieme ad altre autorità di regolazione, per sviluppare un piano nazionale sull'educazione finanziaria».
Per quanto riguarda più dettagliatamente la crescita economica Bankitalia, nelle ultime stime contenute nel bollettino economico di aprile, confermava previsioni precedenti con la possibilità di un pil superiore allo 0,5% quest'anno e attorno all'1,5% il prossimo. A fine aprile Palazzo Koch aveva anche quantificato il beneficio delle misure della banca centrale europea sostenendo che gli acquisti di titoli della Bce avranno un impatto sull'economia italiana pari a quasi l'1,4% di Pil nel biennio 2015-16 sia come effetti diretti (tassi e prezzi asset) che attraverso quelli indiretti (calo dell'euro e conseguente spinta all'export). Secondo Visco, inoltre, il QE non attenua gli impegni di Roma e Parigi sulle riforme anche se Visco ha sempre riconosciuto come «la politica monetaria è uno strumento forte, ma non può far salire la produttività o migliorare le strutture economiche è compito della politica economica».

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