Israele, stop a contatti diplomatici con l'Ue

Lunedì 14 Dicembre 2015
Con la "sospensione dei contatti diplomatici" con l'Ue, il premier israeliano ha risposto, ieri, alla decisione dell'Unione di imporre l'etichettatura dei prodotti delle colonie ebraiche nei territori occupati durante la guerra del 1967. La mossa, preannunciata ai primi di novembre, è stata subito condannata da Dan Margalit, stimato giornalista del filogovernativo 'Israel Ha Yom', per il quale con la decisione Israele sembra «aver perso la bussola». Il premier Netanyahu ha l'interim degli esteri ed è stato un suo portavoce ad annunciare la sospensione dei contatti al fine di riesaminare il «coinvolgimento delle istituzioni Ue per il processo di pace con i palestinesi». Premesso che al momento un processo di pace è inesistente e che tutti gli sforzi per rilanciare il dialogo tra Israele e i palestinesi sono stati vani, l'annuncio appare più come un gesto compiuto per fini di politica interna che per creare problemi ai rapporti con l'Europa. «Israele mantiene contatti diplomatici - ha spiegato il portavoce - con i singoli Paesi europei come Germania, Francia e Gran Bretagna, ma non con le istituzioni europee». L'Europa non riconosce la legittimità della presenza israeliana nei territori occupati della Cisgiordania, a Gerusalemme Est e sulle alture del Golan conquistate dalla Siria quasi 50 anni fa e per questo motivo ritiene illegale denominare i prodotti delle colonie come "made in Israel". Non è una polemica nuova e va parallela al non riconoscimento internazionale di Gerusalemme ovest come capitale d'Israele. La città santa, secondo l'Onu, doveva godere di uno statuto particolare e per questo motivo tutte le ambasciate dei paesi accreditati in Israele si trovano a Tel Aviv e non a Gerusalemme. Non è chiaro se un altro annuncio di portata completamente diversa sia da collegare allo scontro tra Israele e l'Europa. Nel timore di nuovi attentati dopo quello di Parigi, il ministero dell'istruzione israeliano ha diramato un avviso urgente sconsigliando alle scolaresche di recarsi in visita nella maggiori capitali europee. Da alcuni mesi, quasi tutti i paesi europei e gli Usa suggeriscono molta cautela per i viaggi in Israele, a Gerusalemme e soprattutto nei territori palestinesi occupati a causa dell'ondata di attacchi armati da parte, spesso, di giovanissimi palestinesi. La violenza è quotidiana e né i politici né i servizi di sicurezza sanno come combatterla.

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