Incubo mercati: da oggi al 20 luglio le borse

Lunedì 6 Luglio 2015
Incubo mercati: da oggi al 20 luglio le borse
Lo scenario peggiore si è materializzato. Quello meno atteso dai mercati. Citato tra quelli possibili, certo, ma così potenzialmente catastrofico e capace di portare la Grecia, ma anche l'Europa, nel «territorio inesplorato» citato dalla Bce di Mario Draghi, da non sembrare credibile. Eppure è proprio questo lo scenario aperto dal «no» dei greci al referendum lanciato da Alexis Tsipras. Perchè anche ipotizzando una riapertura del tavolo delle trattative tra Atene e l'Ue per un terzo piano di aiuti, i rubinetti di Bruxelles e della Bce rimarranno chiusi almeno finché non ci saranno premesse solide per un nuovo accordo. Risultato? Che sia per una settimana e per più tempo, la Banca centrale greca sarà costretta a stampare una nuova moneta parallela all'euro.
Il governo di Atene continua a dire che non andrà così. Ma è esattamente questo che si aspettano i mercati. Quando stamattina si riapriranno i battenti ci sarà da ballare, non c'è dubbio. Anche titoli di Stato Ue pagheranno il conto. Sarà peggio di una settimana fa, quando è scattata la chiusura delle banche. E forse ci vorrà qualche giorno per smaltire il colpo. Poi si passerà dal tracollo all'euforia, in un saliscendi degno delle migliori montagne russe, dicono gli esperti di Borsa. Almeno fino al 20 luglio. Sono gli stessi economisti, analisti, guru dei mercati da una parte all'altra dell'Oceano, a sostenere però che c'è ancora un'ultima chiamata per il futuro di Atene, fino alla famosa data del 20 luglio, in cui la Grecia è chiamata a rimborsare alla Bce ben 3,5 miliardi. Quanto basta per decretare con certezza il default se nel frattempo Tsipras e i suoi non avranno trovato il modo di avere nuova liquidità dalla Bce e un finanziamento ponte da Bruxelles.
Eppure c'è chi come il capo economista di Unicredit crede che in fondo «il risultato del referendum sia irrilevante». Nel senso che solo una vittoria davvero schiacciante del «sì» avrebbe potuto fare la differenza. Erik F. Nielsen ne è convinto. Per il resto, qualunque altro risultato, compreso questo, avrebbe comunque portato ad «una caduta del governo greco entro poche settimane». La storia insegna, fa notare l'economista, «che coalizioni di governo deboli non hanno vita lunga in fasi di collasso dell'economia».
Non solo. Non ci sarebbe stato comunque «un governante greco credibile a gestire la scadenza critica del 20 luglio». Già, perché è questo il giorno che «rischia di passare alla storia», insiste Nielsen. «Se le banche greche, esposte su questo fronte, si riveleranno insolventi», spiega lo stesso economista, «allora davvero la Bce dovrà dare un taglio secco alla liquidità di emergenza (Ela)». Oggi ci sono in campo 89 miliardi. Una cifra che se richiamata, farebbe davvero scattare il default.
Quali chance ha Tsipras di riaprire la trattativa a Bruxelles? Su questo il capoeconomista di Unicredit si limita a fare una considerazione. È vero che Tsipras ci ha detto che volerà oggi a Bruxelles per aprire un negoziato e spuntare un accordo con riforme light rispetto a quelle sul tavolo. «Quello che però il premier greco non ci ha spiegat - dice Nielsen - è il motivo per cui pensa che i creditori internazionali dovrebbero cedere alle sue richieste solo perché oltre il 60% dei greci pensa che sia una buona idea». Insomma, insiste Nielsen, forse è bene ricordare a Tsipras che «anche i leader europei hanno ricevuto democraticamente un mandato e che devono rispettarlo».
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