Incubo aumenti Iva Un piano anti-stangata

Domenica 24 Maggio 2015
Incubo aumenti Iva Un piano anti-stangata
Cosa sono 728 milioni in un bilancio in cui entrate e uscite sono oscillano intorno agli 800 miliardi? L'interrogativo retorico riassume l'atteggiamento del governo rispetto alla nuova emergenza per i conti pubblici, scaturita dalla decisione della Ue di bocciare una misura della legge di Stabilità: quella che intendeva combattere l'evasione applicando a supermercati e ipermercati il meccanismo dell'inversione contabile. Una decisione che del resto, a differenza della sentenza della Consulta in materia di pensioni, era ampiamente attesa.
Così lo stesso presidente del Consiglio ha messo subito le mani avanti escludendo che la falla che si è aperta possa essere tappata come previsto originariamente, ovvero con un aumento delle accise sui carburanti. I soldi saranno trovati in qualche altro modo: per quest'anno probabilmente si attingerà ai proventi del rientro dei capitali (già prenotati a inizio anno per scongiurare altri aumenti di accise) poi la legge di Stabilità dovrà individuare coperture alternative.
Ma non è questo il solo problema che l'esecutivo si trova ad affrontare, in materia di conti. Nell'immediato potrebbe esserci qualche altra sorpresa negativa (anche se sull'altra misura in materia di Iva all'attenzione di Bruxelles, il cosiddetto “pagamento separato” per i fornitori della pubblica amministrazione, c'è forte ottimismo negli ambienti governativi). Ma soprattutto appare impegnativo il compito per gli anni a venire. Dal 2016 si stagliano sul bilancio pubblico montagne di miliardi sotto forma di clausole di salvaguardia. La più nota e consistente è quella che riguarda l'Iva, che vale 12,8 miliardi il prossimo anno e poi 19,2 e 21,3 nei due successivi: l'aliquota ordinaria schizzerebbe progressivamente al 25,5 per cento e quella intermedia al 13. Ma poi ci sono anche i residui di un'altra “tagliola” predisposta con la precedente legge di Stabilità: il governo Renzi ha trovato 3 miliardi per evitare che scattasse nel 2015, ma il prossimo anno ne servono 3,3 e dal 2017 ben 6,3. Se non verranno fuori occorrerà provvedere riducendo in proporzione agevolazioni e detrazioni fiscali. Infine dal 2018 saranno applicate maggiori accise per 700 milioni, che si aggiungono virtualmente all'analogo importo legato al reverse charge.
Fronteggiare tutto ciò è un onere gravoso che pesa sul ministero dell'Economia ma anche di Palazzo Chigi, dove opera il gruppo di lavoro sulla revisione della spesa coordinato da Yoram Gutgeld e Roberto Perotti. Il primo obiettivo è trovare 10 miliardi che - rafforzati dagli effetti positivi della ripresa economica e della discesa dei tassi di interesse - dovrebbero bastare a risolvere la situazione per il primo anno. Sono già stati aperti 15 “cantieri” ovvero gruppi di lavoro su tematiche specifiche, come i costi standard degli enti locali, le società partecipate, la revisione delle agevolazioni fiscali e così via. Per ora si fanno ipotesi e conteggi, ma con la legge di Stabilità tutto ciò dovrà trasformarsi in un articolato di legge con tanto di effetti quantificati precisamente in relazione tecnica. Come al solito, uno dei nodi sarà la distribuzione dei sacrifici tra Stato centrale ed enti territoriali: Regioni e Comuni ritengono di aver già subito tagli insostenibili.

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