Imu sugli impianti a fune il Pd ne discute a Roma: «Un fardello ereditato»

Venerdì 27 Marzo 2015
Imu sugli impianti a fune il Pd ne discute a Roma: «Un fardello ereditato»
BELLUNO -(dt) Il Governo sale in seggiovia. E si prepara ad affrontare la questione dell'Imu sugli impianti a fune. Parola di Roger De Menech.
Il deputato bellunese ha incontrato ieri a Roma i sottosegretari Gianclaudio Bressa e Pierpaolo Baretta, per sottoporre loro la questione dal punto di vista tecnico e giuridico. Il nodo è semplice, ma disastroso per i gestori degli impianti: le nuove disposizioni catastali (il passaggio dalla classificazione E1 - stazioni per i servizi di trasporto - alla classificazione D8 - fabbricati costruiti o adattati per le speciali esigenze di un'attività commerciale) impongono un vero e proprio salasso alle società che gestiscono le ski aree.
«Purtroppo - spiega De Menech - è un problema che si trascina almeno dal 2009 e che riguarda la mancanza di chiarezza sull'accatastamento della parte fissa degli impianti. Spiace dirlo, ma ancora una volta ci troviamo a dover risolvere questioni rinviate per anni e relegate dai governi del tempo alla sola gestione burocratica e amministrativa. È successa la stessa identica cosa con il balzello sui passi carrai delle strade Anas».
Il problema dell'Imu per gli impianti a fune, tornato alla ribalta dopo la recente sentenza della Cassazione per il caso di Sofma (la società impianti della Marmolada), lascia emergere anche nodi politici. «L'economia delle vallate alpine e appenniniche ha il suo fondamento nel turismo - prosegue De Menech -. Imporre questa tassazione sugli impianti di risalita significa decretare il fallimento di gran parte delle piccole società che assicurano il trasporto di sciatori e turisti. Ora per lo meno abbiamo focalizzato il problema. Con Lotti (sottosegretario alla presidenza del consiglio, ndr) e gli altri sottosegretari ci ritroveremo dopo Pasqua per capire dove intervenire, a quale livello e con quali strumenti».

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