Immigrati, la Ue cambia

Lunedì 14 Dicembre 2015
Si apre all'insegna della tensione il primo consiglio europeo allargato ai ”28 + uno”. E il vertice dei grandi, che dovrebbe portare a ”neutralizzare” il fronte più caldo di ingresso dei migranti in Europa, rischia di trasformarsi in un flop diplomatico. Non è sicuro neppure che il presidente turco Erdogan si presenti. Il 12 novembre scorso, quando i leader europei, a La Valletta, avevano concluso l'incontro con un accordo politico, che prevedeva un finanziamento di 3 miliardi di euro destinati alla Turchia per frenare il flusso di migranti siriani e controllare gli ingressi, non si poteva ancora presagire l'attuale scenario europeo. Di certo ad ”affrontare” i 28 capi di stato e di governo, oggi, a Bruxelles, ci sarà Ahmet Davutoglu, primo ministro turco e inevitabilmente si parlerà anche di sicurezza, argomento strettamente connesso alle politiche di Erdogan in materia di immigrazione.
Ma è chiaro che la proposta della Commissione per fronteggiare l'emergenza turca in materia di immigrazione non piace alla maggior parte dei 28. E gli ultimi fatti, a cominciare dalle recenti tensioni con la Russia, hanno creato un clima ancora più teso. In prima linea la Francia, non è un caso che appena due giorni fa Hollande sia volato a Mosca per incontrare Putin e discutere di misure antiterrorismo e di un piano contro l'Isis. Ma anche Italia e Germania non vedono favorevolmente il progetto della Commissione e, se non assumeranno una posizione decisa, certo non si mostreranno disposte a finanziare l'emergenza immigrazione in Turchia.
L'Europa chiede alla Turchia di impegnarsi per proteggere i proprio confini con la Grecia, attraversati da migliaia di profughi, gestire rimpatri e riammissioni ma soprattutto applicare criteri certi di controllo sui flussi di arrivo. L'accordo prevederebbe la costruzione, finanziata da Bruxelles e dai paesi Ue, di sei nuovi campi in grado di accogliere due milioni di persone. L'Europa prenderebbe in carico fino a mezzo milione di persone con il consistente appoggio economico di tre miliardi di euro: 500milioni finanziati con i fondi di Bruxelles, gli altri due miliardi e mezzo dai 28. Ma è improbabile che le modalità e soprattutto l'impegno dei partners possano essere definiti oggi.
E' la Francia in testa alla ”crociata” contro la Turchia e non è un caso che, nel momento di massima tensione tra Ankara e Mosca, Hollande sia volato da Putin, all'indomani dell'abbattimento dell'aereo russo trovando un'intesa con un paese che, al contrario della Turchia, è fuori della Nato. Renzi, d'altro canto, non ha ancora digerito il mancato invito al vertice sull'emergenza nei Balcani, convocato dal Jean Claude Junker per il 25 ottobre. Ma soprattutto l'Italia, che per anni ha gestito in solitudine l'emergenza immigrazione, attende la definizione di misure chiare nel patto di stabilità Ue relative all'accoglienza e alla gestione dell'emergenza, prima di programmare finanziamenti a un paese terzo. Le resistenze arrivano anche dalla Germania, poco incline agli aiuti alla Turchia. A preoccupare i paesi Ue, oltre al basso standard dei diritti civili della Turchia, sono la mancate garanzie alla libertà di stampa, l'esito ambiguo delle ultime elezioni e soprattutto il rispetto degli standard di sicurezza che ad Ankara non verrebbero rispettati. Si va dalla gestione dei foreign fighters all'esistenza di movimenti, come quello de ”I leoni di Allah”, gruppo con le caratteristiche di una cellula dell'Isis che nel sud est della Turchia sarebbe attivo per ostacolare il Pkk. A suscitare perplessità sarebbe anche il progetto turco a creare una ”zona cuscinetto” per far fronte all'emergenza migratoria, estendendo di fatto i confini turchi.
E' difficile che l'incontro di oggi porti a decisioni tecniche e operative. E' più probabile che, nelle prossime settimane, invece, vadano avanti accordi bilaterali tra i singoli paesi e la Turchia.
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