Il superdollaro e il freddo affossano la crescita Usa Il Pil cala dello 0,7% nel primo trimestre, Borse giù

Sabato 30 Maggio 2015
È andata peggio del previsto lo scorso inverno negli Usa. Il pil che era stato dato in crescita asfittica dello 0,2% è invece arretrato dello 0,7%. Lo ha specificato ieri il ministero per il Commercio di Washington, in una seconda lettura che è ormai diventata di prammatica, e che anticipa tra l'altro una terza comunicazione finale, attesa per la fine del mese prossimo. L'annuncio ha penalizzato le trattative sulle piazze europee, dove la Borsa di Francoforte ha perso il 2,26%, mentre quella di Milano è andata sotto di un punto percentuale e a Parigi l'indice è sceso del 2,53%.
La realtà sottintesa dal dato Usa era già ben conosciuta. Per il secondo anno consecutivo il Nord America ha sperimentato un rigore climatico nel primo trimestre di portata storica, pari solo al freddo che si era patito nel 1938. I consumatori sono rimasti a casa e hanno tirato i cordoni della spesa, anche perché l'onda lunga della crisi ha eroso la loro fiducia, e ancora di più la porzione di salario disponibile per le spese superflue. Se il 2014 si era chiuso con un incremento degli acquisti privati del 4,4%, all'inizio del 2015 il tasso era sceso all'1,8%. Ancora di più ha pesato l'improvviso scivolone dell'euro di fronte al dollaro, frutto degli interventi della Bce sulla valuta europea, e il risultante calo delle esportazioni americane. Gli inventari industriali in Usa erano infatti al colmo della capacità nel primo trimestre, e gli acquisti sono stati limitati.
A dispetto dei nuovi dati, nessuno crede che l'economia americana rischi la recessione. Molti altri indicatori puntano piuttosto su una crescita solida, anche se non entusiasmante. La chiave di lettura è innanzitutto un indice di disoccupazione che si sta avvicinando al 5%, affiancato dai primi segnali di aumento dei compensi per i lavoratori. C'è poi il reddito interno lordo (Pil corretto dai conti esteri), un dato che dovrebbe essere gemello al primo, e che invece nello stesso primo trimestre è cresciuto dell'1,4%. Segno che le imprese statunitensi operano con successo all'estero, e che il mercato globale contribuisce in modo sostanziale alla ricchezza americana. Il contraccolpo su Wall Street infatti ieri è stato molto limitato, anche se gli indici hanno registrato una leggera flessione. Resta invece il sospetto che la crescita oltre la soglia del 3% che si auspicava all'inizio dell'anno sia un risultato irraggiungibile per gli Usa, sia per il 2015, e forse per il 2016. Toccherà ora di nuovo alla Fed ribadire se il previsto rincaro dei tassi entro la fine dell'anno sia un traguardo ancora perseguibile.
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