Il 25 Aprile delle tensioni Insulti e spintoni a Milano

Domenica 26 Aprile 2015
Il 25 Aprile delle tensioni Insulti e spintoni a Milano
VENEZIA - Grida, insulti, spintoni: ancora una volta a Milano il 25 aprile divide, e la storia della Liberazione si scontra con quella dell'occupazione (contemporanea) dei territori palestinesi invasi da Israele. Così tra le varie anime dell'antifascismo si sfiora ancora una volta la rissa rovinando in parte un 70/o anniversario molto partecipato, con decine di migliaia di persone in strada. «Chi contesta non conosce la storia», reagisce il presidente dell'Ucei Renzo Gattegna, auspicando una condanna di quanto accaduto da parte di «tutte le persone democratiche». Ed è anche giunta la solidarietà del premier Matteo Renzi: «Il 25 aprile è festa di tutti - sottolinea Renzi - festa di liberazione nel ricordo di chi ha combattuto per la nostra libertà e la democrazia, festa di unità e non di divisione e polemica».
Il copione delle tensioni è stato identico a quello dell'anno scorso: al passaggio della Brigata ebraica, che ha attivamente partecipato alla Liberazione, in piazza San Babila, nemmeno a metà del percorso, un folto gruppo di attivisti pro-palestina e dei centri sociali ne hanno approfittato per creare tensione, e lo scontro è stato evitato grazie ai cordoni di agenti antisommossa che hanno contenuto le spinte degli uni e degli altri evitando che venissero a contatto. «Fuori i sionisti dal corteo», «Assassini, assassini», gridavano gli antagonisti, che avevano già dato vita, nei momenti precedenti, a delle sporadiche liti. «Ma lo sai cosa stanno facendo i tuoi amici ai Palestinesi?», urlava un esagitato manifestante a un passante che gli gridava «vergognati, se insulti loro insulti tutti» riferendosi alla Brigata che stava passando in quel momento. Il tutto accadeva poco dopo che il presidente della repubblica, Sergio Mattarella, aveva ricordato - tra gli altri - nel suo discorso al teatro Piccolo proprio l'atto di eroismo di «Enzo Sereni, della Brigata Ebraica che paracadutatosi in Toscana, fu catturato dai nazisti e ucciso a Dachau».
La cronaca di questo 25 aprile registra anche la posizione di chi la festa della Liberazione non ha voluto in alcun modo festeggiarla. Anzi, su Twitter come su Facebook ha messo in atto una vera e propria protesta lanciando strali, accuse, offese. I leghisti Roberto Calderoli e Matteo Salvini ma anche i grillini e Giorgia Meloni si sono tirati fuori da quella che bollano come «pura e vuota retorica», una «occasione persa». C'è chi se l'è presa con le troppe bandiere rosse, chi ha chiamato in causa lo zio partigiano che prenderebbe a fucilate gli sciacalli che parlano di liberazione. E c'è chi come Roberto Calderoli ha spiegato perché, oggi, non c'è proprio nulla da festeggiare: «Viviamo sotto un regime». «Peccato che oggi tante bandiere rosse occuperanno le strade, appropriandosi di un 25 aprile che fu anche altro - ha scritto Salvini in un post - La libertà è libertà sempre, non solo quando conviene». Calderoli è andato oltre e ha chiamato in causa anche il Capo dello Stato: «Quando non c'è più la democrazia non ci può essere nulla da festeggiare. Caro Presidente Mattarella, se ci sei batti un colpo, perché tu sei il garante della Carta Costituzionale e della democrazia».
Ci sono andati giù pesanti anche i grillini. Il senatore Vincenzo Maurizio Santangelo su Facebook si è chiesto: «Oggi, a settant'anni di distanza, questa ricorrenza ha ancora un significato che va oltre la vuota retorica e l'ostentazione di vessilli e bandiere». Il deputato Andrea Colletti, su twitter, invece ha puntato l'indice contro Oscar Farinetti, il il patron di Eataly che in una interbista aveva citato il papà partigiano che liberò l'Italia: «Se fosse ancora vivo mio zio partigiano li prenderebbe a fucilate questi sciacalli».
Anche a Roma un 25 aprile all'insegna della divisione. L'Anpi ha festeggiato sola a Porta San Paolo mentre le istituzioni si sono riunite in piazza del Campidoglio dove sono andati anche la Brigata ebraica e gli ex deportati che hanno disertato la manifestazione dei partigiani per la presenza dei movimenti pro Palestina.
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