Hollande: distruggeremo l'esercito dei fanatici

Lunedì 14 Dicembre 2015
PARIGI - Un po' di retorica forse avrebbe aiutato, ieri mattina, all'Hotel des Invalides, in questo pantheon della Francia militare dove in tremila, ministri, ex presidenti, le più alte cariche dello stato, infermieri, padri, madri, sorelle, fratelli, feriti ancora in barella, ambasciatori, sono venuti a piangere 130 morti, quasi tutti ragazzi. C'è la Marsigliese, naturalmente, all'inizio, quando Hollande arriva da solo a piedi, e alla fine. Poi seguono undici minuti: il tempo che ci vuole a leggere i nomi delle vittime e le loro età (quanti sotto i trent'anni). Le 130 vittime meno una: la famiglia non ha voluto che il suo nome fosse pronunciato nel giorno dell'omaggio della nazione e di un governo che non ha saputo salvarla. Che ha dimenticato «troppo presto» l'avvertimento di gennaio. In tutto sono una ventina le famiglie di vittime morte il 13 novembre che non sono volute venire ieri mattina agli Invalides. I tricolori alla finestra, la Marsigliese, l'ode alla «generazione Bataclan»: non per tutti è giusto così. E anche questo scaccia via la retorica.
Sullo sfondo, scorrono le foto dei morti: sorridono tutti. Hollande si alza e pronuncia il suo discorso. Parla delle «130 vite spezzate», delle «130 risate che non si sentiranno più», oppone «l'amore della vita», «la fraternità» e «la dignità» al «fracasso delle bombe» e «al culto della morte» dei terroristi. Poi «promette»: alle famiglie, ai francesi, che la Francia «farà tutto», «senza requie», per «distruggere l'esercito di fanatici», «l'orda di assassini», che ha commesso questi atti di barbarie «in nome di una causa folle e di un Dio tradito». «Questo nemico noi lo vinceremo - ha detto - il nemico è il fanatismo che vuole sottomettere l'uomo a un ordine inumano. Combatteremo questa battaglia fino alla fine e vinceremo».
E si profila un'altra questione: la sepoltura dei terroristi. I resti sono ancora all'Istituto medico legale, nessuna famiglia si è fatta avanti. Bisogna evitare che le tombe diventino luogo di pellegrinaggio, ma anche trovare una sepoltura. Molto probabilmente le loro tombe saranno anonime, come accaduto con i terroristi di gennaio. Dei dieci terroristi morti tre risiedevano in Belgio, tre erano siriani ma la loro identità è ancora da confermare, uno è ancora senza nome, tre sono francesi. Il comune di Parigi ha fatto sapere che non si opporrebbe a trovare una sepoltura, quello di Courcouronne ha invece avvisato che non c'è più posto nel settore musulmano del suo cimitero.

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