BELLUNO - (a.tr.) Vogliono contare di più. Non battono i pugni ma quasi. Gli infermieri bellunesi ripensano il loro ruolo e guardano ad un futuro di pari dignità con i medici. Dopo l'elezione del nuovo presidente provinciale, Luigi Pais dei Mori, e il rinnovo dell'organismo unitario della rappresentanza veneta, l'Ipasvi (Infermieri professionali assistenti sanitari vigilatrici d'infanzia) riparte da qui. Da un punto di domanda sospeso sul futuro dei camici blu nel bellunese, alla luce di una sanità che sta velocemente cambiando e che vorrebbe valorizzare sempre di più la professione. «Dobbiamo pensare seriamente all'evoluzione della figura - spiega Pais dei Mori -. Penso al case manager, ovvero al trade d'union tra il paziente e l'azienda. A Belluno sono partiti i corsi di formazione, ma al San Martino ce ne sono pochi esempi e comunque non inseriti all'interno di un'organizzazione pensata per accoglierli. Nell'Usl2 va un pò meglio». E poi l'assistenza sul territorio. La categoria la immagina capillare, calata sui bisogni della comunità, alla pari di quella del medico di base. «L'infermiere di famiglia - prosegue Pais dei Mori -, in certe parti d'Italia esiste. Si muove sul territorio e ha come sede un ambulatorio. Se pensiamo che l'80% delle risorse del sistema sanitario sono assorbite dai pazienti cronici, che hanno necessità assistenziali più che mediche, si capisce come questa figura sarebbe efficace. Vogliamo pari dignità con i medici e chiediamo una sanità costruita anche tenendo conto di noi Queste, quindi, saranno le questioni da affrontare da qui in avanti».
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