EMERGENZA immigrazione

Domenica 24 Maggio 2015
PADOVA - L'accoglienza dei profughi continua da infiammare il dibattito politico. Con scambi di accuse, insulti e minacce di morte. Ma anche con la disponibilità dei cittadini a prendersi in casa gli immigrati. Il palcoscenico è Padova dove quasi una cinquantina di abitanti - prima 15, poi altri 30 - si sono fatti avanti per offrire un tetto ai disperati che arrivano in Italia. «Soluzioni che noi valutiamo nell'ottica di creare una micro accoglienza ed evitare assembramenti di profughi in una stessa struttura», ha spiegato il prefetto della Città del Santo, Patrizia Impresa. Parole che il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, ieri a Padova, ha duramente contestato: «Qui c'è il business dell'immigrazione clandestina, i privati che accolgono in casa a pagamento. È un'ospitalità penosa e lucrosa. Non è che l'Italia può campare sull'immigrazione clandestina». E ancora: «I prefetti si occupino di ordine pubblico e di non fare gli affittacamere perché il prefetto è pagato per difendere l'ordine pubblico. Fosse per me i prefetti sarebbero tutti a fare un altro lavoro».
Una polemica innescata anche dai fondi erogati dallo Stato per l'ospitalità: si è parlato di 35 euro al giorno per ciascun profugo. In realtà, sono soldi che vanno alle cooperative del settore, le quali poi pagano, ma a cifre ben più ridotte, i privati che mettono a disposizione gli alloggi. E proprio sui 35 euro è scoppiata la polemica che ha coinvolto anche la candidata del Pd alla presidenza della Regione Veneto, Alessandra Moretti: l'ex europarlamentare ieri ha postato sulla sua pagina Facebook una serie di insulti e minacce di morte rivolti a lei e al suo comitato elettorale «per via - scrive - della grande bufala secondo cui 'La Moretti invita i pensionati a mettersi in casa un immigrato' o 'La Moretti consiglia agli anziani di arrotondare la pensione accogliendo un immigrato'». Non solo insulti, anche minacce: "prima o poi qualcuno ti ammazzerà". Riguardo a quella che definisce «grande bufala» Alessandra Moretti parla di una «menzogna ben orchestrata dal 'giornalismo' di destra». Sulla vicenda è intervenuto anche il giornalista David Parenzo, autore dell'intervista a Moretti nella rubrica 'Alter ego' sul corriere.it: «Invito a rivedere l'intera intervista e la risposta data ad una mia precisa domanda circa la proposta del prefetto di accogliere in casa un profugo. Le minacce razziste che Moretti ha ricevuto sono totalmente ingiustificate e denotano un pessimo clima da campagna elettorale».
Intanto il segretario del Carroccio - peraltro contestato a Padova - insiste sul tema del «business»: «Se i privati voglio accogliere gli immigrati lo facciano gratis. Perché lo devo pagare io per lucrare sull'immigrazione fuori controllo? No, qui c'è gente che ci guadagna un fracco di soldi». «Non possiamo accogliere tutta l'Africa», dice Salvini. Che rincara: «Il problema è riconoscere velocemente chi è davvero profugo, chi scappa veramente dalla guerra, che è un mio fratello e gli aprirei anche le porte di casa mia. Il problema è che molti di questi non scappano dalla guerra ma sono semplicemente degli immigrati clandestini. La Nigeria è zona di guerra e infatti a giugno ci andrò - ha continuato il leader della Lega - Vado a incontrare i ministri, a chiedere come posso essere utile e di quanti soldi hanno bisogno per cercare di far crescere la Nigeria evitato che la gente scappi da lì. Quello che dovrebbe fare Renzi».
A Padova ieri c'era anche il ministro del Lavoro, Giuliano poletti: «Credo che non bisogna avere atteggiamenti propagandistici che semplificano i problemi e attraverso la semplificazione vorrebbero far sparire i problemi stessi. I problemi come la gestione dei profughi sono grandi e drammatici e debbono trovare una soluzione. E la soluzione bisogna trovarla e gestirla. Noi ad esempio oggi in Europa abbiamo portato avanti una linea che sta producendo risultati perché c'è un impegno che l'Europa, forse e dico forse, bisognava fare due, tre, quattro o cinque anni fa. Allora non si sono fatte e bisogna farle adesso».
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