ELEZIONI regionali

Venerdì 22 Maggio 2015
VICENZA - Matteo Renzi domina il palcoscenico, come un consumato attore. Catalizza l'attenzione dell'intero teatro comunale di Vicenza, parla alla pancia, al cuore ma anche alla testa delle centinaia di persone, candidati e militanti, che gremiscono platea e galleria. Senza dire "vinceremo", perché quella del Veneto, ripete, «è una sfida difficile». Ma lanciando il messaggio che per tentare di strappare Palazzo Balbi alla Lega c'è bisogno dell'impegno di tutti. Bisogna andare «porta per porta, casa per casa». E «senza rabbia», insiste. Ma la sfida alla Lega c'è: «Abbiamo fatto più cose noi in un anno che il Carroccio in 20».
È lo stesso premier a spiegare l'improvvisa calata in terra vicentina, una toccata e fuga organizzata in mezza giornata, incontro al teatro e poi pranzo col patròn della Diesel Renzo Rosso, prima di andare a Riga per il vertice europeo. La tappa veneta ha un chiaro obiettivo: sostenere la candidata alla presidenza della Regione Alessandra Moretti. E spiegare al popolo del Pd che il segretario del partito non ci ha rinunciato in partenza. «Mi chiamano dal Veneto - racconta Renzi - e mi dicono: "tutti i giornali scrivono che sei contento se le Regionali finiscono 6 a 1, non puoi dirlo". Ma io ho detto che se da tre passano a uno sono contento. "Quindi stai dicendo che Alessandra ha la partita più difficile". Sì, magari poi si perde in Toscana, ma il Veneto è una sfida difficile. C'è Zaia, prima c'è stato Galan: il Pd è nella fase che non vuole perdere nemmeno mezza Regione, ma è normale che sia una partita molto complicata». Guarda Alessandra Moretti seduta sullo sgabello a lato del palcoscenico: lei - dice - «ha già vinto la sua partita quando ha detto: "lascio la mia poltrona di parlamentare europea per candidarmi in Veneto". Ditelo ai Salvini, ai Toti, ai Pastorino».
E attacca a declinare in chiave veneta le opportunità delle riforme approvate dal suo Governo e i segnali che già si registrano in questa terra dalla quale un secolo fa «si scappava»: «Il Veneto può essere la locomotiva d'Europa». Di più: «Se il Veneto tira, cresce più della Germania», dice difendendo il Jobs Act e le misure economiche del governo. «Non c'è cosa più di sinistra che fare diventare stabile il lavoro precario». Elenca numeri e percentuali, la crescita dell'export e della produzione industriale, il saldo positivo dei posti di lavoro e il dimezzamento della cassa integrazione. A distanza la Cgil di Susanna Camusso gli risponderà che se la Cig cala è perché cresce la disoccupazione, ma sul palco del Comunale di Vicenza il premier tira dritto. «Mi è venuto il crampo alla mano a furia di firmare provvedimenti»: ecoreati, responsabilità dei magistrati, divorzio breve, il miliardo in più messo sulla scuola. Dice che il ddl anticorruzione determinerà «la sostanziale cancellazione della prescrizione, con questa norma non sarà possibile né la prescrizione né forme di patteggiamento. Non voglio dire che noi siamo onesti e loro ladri, ma noi i ladri li mandiamo a casa».
Non tralascia il tema dell'immigrazione, garantisce che i morti nel canale di Sicilia saranno recuperati («Tireremo su quel barcone») e al leader della Lega riserva più e più bordate: «Squallido giocare sulla pelle di quella povera gente e per mezzo voto in più raccontare che i profughi sono il problema di tutto, poi chiedere tutti i giorni le dimissioni di Alfano dimenticando che ci fa gli accordi in Liguria». E il teatro esplode in una risata quando Renzi, parlando dei parlamentari europei «che certo non si ammazzano di lavoro», cita Salvini: «Quando torna qui regalategli una felpa con la scritta Strasburgo».
Renzi ne ha anche per i suoi. «C'è qualcuno al nostro interno che sogna che le regionali vadano male, per aprire il giorno dopo una polemica interna. Lasciateli fare: noi parliamo del futuro del Veneto, dell'Italia e del Pd». E per demolire i luoghi comuni che vogliono le donne contro le donne, rivela di aver chiesto a Federica Mogherini, Maria Elena Boschi, Debora Serracchiani e Marianna Madia di venire lunedì a Verona «tutte insieme» per sostenere Moretti. Sarà una partita dura - ripete - ma il messaggio finale è di speranza: «Se il Veneto prende per la mano l'Italia, io credo che non ce ne sia per nessuno».
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