Chiesto il processo per Orsoni e Matteoli

Giovedì 30 Luglio 2015
Piano piano, nel primo pomeriggio di ieri i 71 faldoni dell'inchiesta Mose traslocavano dalla Procura della Repubblica alla sezione del Giudice per le indagini preliminari. Poco prima, infatti, il Procuratore capo di Venezia Luigi Delpino, l'aggiunto Carlo Nordio, i sostituti Stefano Ancilotto e Stefano Buccini avevano firmato la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di 12 indagati che non hanno optato per il patteggiamento o il rito abbreviato. Ci sono nove indagati del filone principale dell'inchiesta che 13 mesi fa aveva sconvolto Venezia e il Veneto. E ci sono tre indagati, provenienti da procedimenti differenti, che la Procura ha deciso di riunire: si tratta dell'ex sindaco Giorgio Orsoni (accusato di finanziamento illecito e proclamatosi sempre innocente), l'ex ministro dell'Ambiente Altero Matteoli e l'imprenditore romano Erasmo Cinque (accusati di corruzione). In tutto sono circa 70mila pagine di riscontri, intercettazioni, verbali che saranno all'attenzione del giudice Andrea Comez, in vista dell'udienza preliminare che si svolgerà in autunno, molto probabilmente in ottobre. Una mole di lavoro enorme, da parte della Procura, che ha chiuso una delle più grandi inchieste della storia recente del Veneto in un anno e un mese.
Queste le persone per le quali è stato chiesto il giudizio: Amalia Sartori, ex presidente del Consiglio regionale ed ex europarlamentare di Forza Italia (accusata di finanziamento illecito); Giorgio Orsoni, avvocato ed ex sindaco di Venezia (finanziamento illecito); Maria Giovanna Piva, ex presidente del Magistrato alle acque (corruzione); Vittorio Giuseppone, ex magistrato della Corte dei Conti (corruzione); Giovanni Artico, funzionario della Regione Veneto (corruzione); Nicola Falconi, imprenditore ed ex presidente dell'Ente Gondola (corruzione); Danilo Turato, architetto (corruzione); Altero Matteoli, ex ministro dell'Ambiente (corruzione); Erasmo Cinque, imprenditore (corruzione); Lino Brentan, ex amministratore dell'autostrada Venezia-Padova (concussione per induzione); Giancarlo Ruscitti, ex dirigente regionale (compenso per operazioni inesistenti); Corrado Crialese, romano (millantato credito).
La difesa dell'ex sindaco Orsoni, dopo il deposito degli atti aveva puntato su una memoria per chiedere il proscioglimento o quantomeno il rinvio al giudice monocratico. La scelta della Procura è stata invece quella di unificare tutti i procedimenti per mandarli di fronte ad un collegio. Buona parte della partita si è giocata sull'attendibilità delle deposizioni dell'ex presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati, il quale aveva affermato di aver consegnato a Orsoni e a suoi rappresentanti circa 450mila euro per la campagna elettorale del 2010. Mazzacurati non sarebbe più in grado di ricordare nulla e di conseguenza si era cercato di dimostrare che non fosse attendibile neanche all'epoca degli interrogatori. Lo scorso maggio, in un incidente probatorio, il Gip Alberto Scaramuzza aveva ammesso i verbali di interrogatorio come fonte di prova. «L'accorpamento in un'unica udienza era quello che volevamo evitare - commenta l'avvocato Francesco Arata difensore di Orsoni - ma comunque riproporremo la questione in udienza preliminare perché il reato di finanziamento illecito dovrebbe essere valutato separatamente. Andare di fronte al giudice monocratico significherebbe analizzare tutto e arrivare ad una sentenza in pochi mesi, che poi è quello che ci interessa. Finendo nel calderone, i tempi si allungherebbero e non si renderebbe un buon servizio alla giustizia».
Lo stesso dicasi per la vicenda delle deposizioni di Mazzacurati e sulla loro attendibilità. «Su questo tema - conclude il legale dell'ex sindaco - potremo dare battaglia in dibattimento, perché nessun giudice dell'udienza preliminare si metterebbe ad affrontare questo argomento e così ci potrebbe essere precluso il tema del rito abbreviato. Per noi il tempo è fondamentale per dimostrare la nostra innocenza e più tempo passa più cresce il danno». Sono invece usciti di scena con riti alternativi l'ex presidente della Regione Giancarlo Galan (2 anni e 10 mesi), l'ex assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso (2 anni e 6 mesi) e l'ex presidente del Magistrato alle Acque Patrizio Cuccioletta (2 anni).
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