Asilo, c'è l' ipotesi vendetta

Sabato 30 Maggio 2015
Asilo, c'è l' ipotesi vendetta
Spunta anche l'ipotesi della vendetta nell'asilo statale San Paolo della periferia di Treviso finito nella bufera dopo le denunce presentate da sette famiglie contro le maestre per presunti abusi sessuali nei confronti dei piccoli alunni. Il caso è esploso giovedì, quando un genitore, probabilmente accecato dai sospetti, si è presentato nella materna e ha picchiato un'insegnante. Alla base di tutto potrebbero esserci delle ruggini tra alcune famiglie e la scuola. Un papà che ieri attendeva l'uscita del proprio figlio punta il dito su una rissa tra nomadi che si sarebbe verificata nel parcheggio dell'asilo un paio di mesi fa. «Le accuse sono tutte inventate - spiega - due mesi fa c'è stata una zuffa tra zingari davanti alla scuola. Questa ultima l'ha segnalata alle forze dell'ordine. A loro non è andata giù e adesso hanno deciso di farla pagare all'istituto». La cosa è tutta da verificare. Così come ogni altro aspetto della triste vicenda. Nessuno al momento può avere certezze. Fatto sta che sei delle sette denunce sulla base dei racconti dei bambini sono state presentate da genitori di etnia rom. A quanto sembra non perfettamente integrati nell'istituto più multietnico di Treviso. Ciò non prova nulla, ma le altre famiglie dubitano che si tratti solo di una coincidenza. E se da una parte ci sono pesantissime accuse, dall'altra la maggior parte delle mamme e dei papà erigono un muro a difesa delle maestre, che dal canto loro hanno già risposto presentando quattro contro-denunce per calunnia. Tra questi l'ipotesi più accreditata è proprio quella della montatura. «Per me le accuse sono infondate - ha spiegato ieri una mamma - ma non so dire con quale intenzione siano partite». «Una delle insegnanti denunciate è anche l'insegnante di mia figlia - aggiunge - al massimo qualche volta alza la voce. Ma niente di più. Mia figlia l'adora. E l'altro giorno è andata in crisi per un'ora». Dopo il primo giorno di silenzio, il preside dell'istituto comprensivo, Gianni Maddalon, ha fatto quadrato attorno alle maestre. «Sono bravissime e di lungo ruolo - ha sottolineato - alcune sono qui da 15 anni e hanno visto crescere le generazioni di questi quartieri. Io sono convinto che non sia successo nulla. Ma ho gli elementi che hanno tutti. Noi siamo degli educatori e ci impegniamo a preservare la serenità dei bambini. Per il resto lasciamo fare alle forze dell'ordine». Ieri la materna ha riaperto come fosse una giornata normale. Nonostante l'aggressione, le insegnanti non si sono tirate indietro. Alcuni genitori hanno scelto di tenere a casa i propri figli. Rispetto agli altri giorni, comunque, non ci sono state nemmeno troppe assenze. Ma giovedì è esploso il caos. E il fatto che la vicenda sia emersa prima che le indagini fossero partite davvero, renderebbe piuttosto difficile riuscire a ricostruire i fatti. «La strada è tutta in salita - ammette il procuratore di Treviso, Michele Dalla Costa - l'unico elemento certo è il pugno dato in faccia alla maestra. Cercheremo di capire cos'è accaduto. I carabinieri stanno lavorando per questo, ma non sarà semplicissimo ricostruire con esattezza i fatti che si sono verificati e che sarebbero stati il presupposto del pugno». Per il procuratore è essenziale comprendere chi abbia raccolto i racconti dei bambini, ma soprattutto come e quando. «Il problema è che bisogna vedere in che punto il racconto di un bambino può essere stato influenzato da fattori esterni - conclude - l'efficacia di una loro testimonianza è legata al modo usato per ottenerla». Per questo nei prossimi giorni gli inquirenti ascolteranno i piccoli alunni, con personale specializzato, nel corso di un incidente probatorio.

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