A Pompei tra le rovine del Pd Renzi conta di battere Caldoro

Domenica 19 Aprile 2015
A Pompei tra le rovine del Pd Renzi conta di battere Caldoro
Matteo Renzi a Pompei, tra le rovine del Pd. Ma non le vuole toccare. Gli basta - e già questa è una mossa un po' temeraria, visti i guai con la giustizia di Vincenzo De Luca - dare clamorosamente la benedizione, dopo tanti dubbi, al candidato del Pd per la presidenza della Regione. Renzi abbraccia De Luca davanti alla Villa dei Misteri - dove ci sono tra gli altri gli affreschi su Dioniso, il Dio della fertilità, magari anche quella elettorale - e De Luca sorride.
A due passi da loro, Stefano Caldoro, governatore uscente e sfidante di De Luca, ragiona così: «Quella per la conquista della Regione, tra me e lui, è una battaglia dura. Io sono in vantaggio di quattro punti, secondo i sondaggi, ma non sono tanti. Si tratta di un testa a testa. E il Pd, rispetto al centrodestra, è un partito molto più strutturato sul territorio, nonostante i suoi guai». E sono questi, i problemi del Pd partito verminaio in Campania, che Renzi cerca in questa occasione di scansare.
Ci sono a Pompei una serie di sindaci, a cominciare da quello di Castellammare di Stabia (Nicola Cuomo, nipote di Antonio Gava) che ha appena annunciato le dimissioni sia per il fallimento delle terme sia per la guerra civile in casa dem, che vorrebbero cogliere l'occasione per ricevere il bacio del segretario nazionale e per usarlo nelle lotte contro i clan rivali. Ma niente. Renzi non è qui per mettere le mani dentro «'o manicomio» - come lo chiama il deputato Guglielmo Vaccaro che ha appena abbandonato il Pd in nome della questione morale - ma soltanto per augurarsi che un partito strapieno di problemi giudiziari possa vincere le amministrative di fine maggio e poi si vedrà.
Anche nella mezz'ora di colloquio con De Luca, non si è sciolto il nodo relativo a come il Pd, in caso di vittoria elettorale, possa governare la regione con un presidente destinato alla sospensione per effetto della legge Severino che si applica alla condanna di De Luca a un anno per abuso di ufficio. Si va avanti e si vedrà. Il 16 maggio Renzi dovrebbe andare a Napoli per un comizio in favore del sindaco-sceriffo (decaduto) di Salerno. Ma il Pd nel napoletano è a rischio commissariamento a causa delle tessere gonfiate e delle infiltrazioni malavitose.
I commissari sono già arrivati nelle sezioni di Ercolano e di Giugliano. E il segretario provinciale del partito, Venanzio Carpentieri, è sull'orlo delle dimissioni. Questo é il partito in cui a causa di guai giudiziari del sindaco e del vicesindaco, le primarie ad Ercolano sono state annullate ma prima della cancellazione - anzi del rinvio: si svolgeranno il 26 aprile alla presenza forse dei parlamentari democrat dell'Antimafia - avevano regalato scene così. Un grande barattolo-salvadanaio, piazzato in una pescheria del popolosissimo paesone dove chi voleva prendeva due euro per andare a votare alle primarie e dopo aver compiuto il gesto elettorale veniva ricompensato con altri due euro e poi chissà con quali altri favori. Il tutto in una realtà nella quale il tesseramento gonfiato in vista delle primarie ha fatto registrare questa escalation in una sola notte: da 300 iscritti a 1.223, e decine di adesioni raccolte tra i familiari dei boss di camorra. E questo nel circolo dem occupato per protesta dai propri iscritti, contrari alla designazione da Roma del candidato renziano Ciro Bonajuto.
Ieri Renzi ha parlato di Expo. Poi penserà a come risolvere il danno di immagine che i potentati locali autonomi rispetto a un partito centrale sempre più simile a un comitato elettorale del super-leader Matteo stanno arrecando. Più calorosa di quella con De Luca, ieri, é apparsa la conversazione di Renzi con Raffaele Cantone, il presidente dell'Autoritá anti-corruzione.

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