«Lavoro: tra 20 anni l'Italia tornerà ai livelli pre-crisi»

Martedì 28 Luglio 2015
La ripresa economica di Eurolandia si sta rafforzando. Ma il potenziale di crescita, stimato nell'1%, è troppo basso per far scendere l'elevato tasso di disoccupazione: «Senza un'accelerazione significativa della crescita ci vorranno quasi 10 anni in Spagna e quasi 20 anni in Portogallo e Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre-crisi». A fare il tagliando allo stato di salute dell'area euro e dell'Italia è il Fondo monetario internazionale (Fmi), ma il ministero del Tesoro replica criticamente e fa osservare come «le stime del Fmi non tengono conto delle riforme già introdotte». Per coincidenza, sempre ieri il ministero del Lavoro ha diffuso i dati di metà anno relativi alle attivazioni e cessazioni di contratti di lavoro: a giugno il saldo fra attivazioni e cessazioni è negativo per 9.768 unità contro un saldo negativo per oltre 32.000 contratti a giugno 2014; sempre a giugno sono presenti 24.883 contratti a tempo indeterminato in più grazie a 145.620 attivazioni di contratti stabili e 34.651 trasformazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato in rapporti a tempo indeterminato. In attivo nei primi sei mesi la differenza fra attivazioni e cessazioni: +282.000 contratti (+62.912 nel primo semestre 2014).
Secondo la Cgia di Mestre, dal 2007 al primo trimestre 2015, in Italia si sono persi 932.000 posti di lavoro (di cui 580.000, pari al 62,2% al Sud): spicca il dato del Veneto dove gli occupati sono scesi di ben 113.000 unità (anche se in termini assoluti il picco è in Sicilia -168.000 unità). Le sole regioni ad avere incrementato l'occupazione sono Trentino Alto-Adige (+11.000) e il Lazio (+88.000). I settori più in difficoltà sono l'edilizia, il manifatturiero, il piccolo commercio.
Tornando al Fondo monetario, il rapporto insiste sulla necessità per l'Italia di intervenire su cinque priorità: migliorare la flessibilità del mercato del lavoro (rafforzando le misure introdotte dal Jobs act) decentralizzando la contrattazione aziendale; ridisegnare il sistema degli ammortizzatori sociali e dell'avviamento al lavoro; spingere sulle riforme, soprattutto per migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione e della giustizia civile; aumentare la competizione nei mercati di prodotti e servizi, in particolare nei trasporti e nel commercio al dettaglio.
Il Fondo loda nuovamente la Bce e la sua azione, suggerendo che l'Eurotower estenda al di là del settembre 2016 gli acquisti di asset (quantitative easing): la politica monetaria voluta da Mario Draghi (foto in alto) sta aiutando l'economia di Eurolandia e ha evitato il rischio di deflazione, ma l'area euro resta «vulnerabile». Una crescita più forte è - secondo il Fmi - la ricetta per far calare il tasso di disoccupazione. Il potenziale di crescita, però, è basso ed espone Eurolandia a rischi di contagio finanziario e di choc negativi, inclusa la stagnazione. «Senza una più determinata azione collettiva, l'area euro è vulnerabile a choc» e vede aumentare il divario con gli Stati Uniti, afferma il Fondo, sottolineando che gli elevati crediti deteriorati che pesano su alcune banche ne stanno erodendo la redditività e scoraggiando nuovi finanziamenti.

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