«Expo, una scossa per l'Italia»

Domenica 19 Aprile 2015
POMPEI - L'Expo come grande scossa per l'Italia. L'Expo come dimostrazione che i gufi possono essere battuti. O meglio: «L'Expo è un derby tra quello che godono a stilare retoricamente la lista dei problemi italiani e quelli che godono nel risolverli». Ecco l'Expo secondo Matteo Renzi. E' venuto a tesserne le lodi a Pompei. In quanto il mega evento milanese è il simbolo, insieme a questa area archeologica tra le più importanti del mondo, di come la storia - nel caso dell'Expo quella della cultura alimentare italiana - in realtà guardi al futuro.
E anche per l'antica Pompei, in fase di grande recupero con 22 cantieri di restauro aperti, molti soldi spesi bene e altri da spendere tra fondi europei e italiani, vale questa logica: «Qui non c'è il passato dell'Italia, c'è un pezzo di futuro dell'Italia», assicura il premier. Rovesciando la famosa frase di Tremonti sulla cultura. Il terribile Giulietto diceva che «con la cultura non si mangia». Renzi sostiene invece che la cultura si mangia (è il significato dell'Expo) e con la cultura si mangia (ossia produce ricavi e sviluppo economico, come nel caso di Pompei dove «i visitatori sono numericamente cresciuti in maniera impressionante»). E ancora: «Per l'Expo venderemo 20 milioni di biglietti». Ed «è una sfida culturale per cambiare questo Paese».
Il governo considera insomma una vetrina fondamentale la manifestazione milanese e il grande simbolo di un Paese non immobile. «I lavori a rilento? Un incentivo per correre di più!».
Insieme a Renzi, i ministri Franceschini e Martina, titolare dell'Agricoltura, il quale avverte: «L'Expo guarda soprattutto ai giovani». «Ho una tesi ambiziosa, quasi arrogante: l'Italia è più interessante nel futuro che nel passato», scherza ancora Renzi. «Qualcuno vorrà querelarmi, dirà che il jet lag mi ha fatto male, perchè è un messaggio difficile da far passare», osserva riferendosi alla notte trascorsa in viaggio da Washington.
Il premier insiste molto sulla legalità. «Dobbiamo sempre di più fare i controlli. Chi ruba non soltanto ruba un pezzo di Paese, ma ci vuole anche rubare un pezzo di futuro. Perciò deve pagare doppiamente. E infatti nella legge anti-corruzione abbiamo messo pene più severe».
M.A.

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