«Castigati anche se virtuosi Diventiamo disobbedienti»

Venerdì 3 Luglio 2015
«Castigati anche se virtuosi Diventiamo disobbedienti»
«Lo dico io cosa succederà adesso. Se si va avanti di questo passo si dovrà dire addio alla sanità universalistica. Chi avrà i soldi pagherà l'assicurazione, gli altri avranno servizi di serie B. E che un governo di sinistra ci stia conducendo a questo modello è preoccupante». L'assessore alla Sanità del Veneto Luca Coletto non è la prima volta che abbandona un tavolo romano sbattendo la porta. E il motivo è stato sempre lo stesso: tagli ai virtuosi non se ne possono fare. «Ci hanno chiesto di razionalizzare la rete ospedaliera e l'abbiamo fatto. Di limitare le apicalità, di applicare l'appropriatezza nelle cure e siamo stati rispettosi esecutori - tuona l'assessore - E adesso ci tagliano 240 milioni, così come alle regioni che si sono sedute a guardare. La maggior parte dell'Italia non ha fatto le riforme e a pagare è chi è virtuoso? Bella democrazia». Tuoni e fulmini in direzione di Roma, ma per i Veneti - assicura - nulla cambierà. «Ci tolgono i soldi per i farmaci oncologici? Non saranno i cittadini a pagare: la sanità in Veneto non subirà scossoni per colpa di Roma».
Per il Veneto continua il tempo dei risparmi e inizia quello della "disobbedienza". «Faremo economie perchè alla fine con meno risorse saremo costretti, ma non applicheremo quanto detto dal Governo - chiosa Coletto - Del resto il fronte che si sta creando tra le tre regioni del Nord (Veneto, Liguria e Lombardia) la dice lunga sull'aria che tira: è la rivolta della buona sanità».
Uno strappo che per l'assessore veneto mette in discussione anche il "Patto per la Salute" che il Governo aveva firmato (non senza fatica) con le Regioni. «Lo stanno travisando - aggiunge Coletto - Bisogna rileggerlo alla luce delle cose che stanno avvenendo passando sulla testa di chi è virtuoso, e senza applicare l'Irpef». Ma 240 milioni in meno su un bilancio di 8 miliardi e 497milioni che a fatica ogni anno riesce a chiudere in pareggio non sono bruscolini, tanto più in una regione che ha già tagliato i rami secchi. «La fratura di oggi è un fatto politico, avallato dal punto di vista istituzionale. - aggiunge l'assessore - Faremo una giunta e si deciderà collegialmente che strada intraprendere». L'aria che tira è che la Regione renderà più aspra la disobbedienza. «Come si fa a dialogare con chi non coglie i segnali del disagio?». E con questo Coletto pone un pietra sopra quel tavolo a cui difficilmente - assicura - si siederà se le cose non cambieranno. «Il nuovo asse del Nord mi dà ragione».
D. B.

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