Costenaro: «Veneto, non venetista
L'Italia impazzita ci tiene sottomessi»

Lunedì 21 Aprile 2014 di Claudio Strati
Valerio Costenaro e la prima pagina dell'atto di costituzione
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MAROSTICA - Quel 16 gennaio del 1980 c'era anche lui, di fronte al notaio Todeschini di Padova. Valerio Costenaro, imprenditore di Marostica del settore elettropompe, fu uno dei padri fondatori della Liga Veneta. Insieme ad altri tredici firmò l'atto notarile di costituzione di una "Associazione partitica" che come logo depositava il leone marciano pacifico, con la scritta "paxe" sul libro aperto e la parola Veneto sotto.



Globe trotter nel mondo («Sono stato in oltre cento Paesi per motivi di lavoro»), studioso delle radici e delle tradizioni venete, dopo la Liga fu fondatore di "Dexmisio" (risveglio), movimento culturale di approfondimento sulla civiltà veneta, Costenaro, 66 anni, non vuole esprimersi sulle vicende indipendentiste e sulla vicenda degli arresti e dei rilasci, dopo la scoperta del nuovo "tanko".



Ma vuole sottolineare che lui non è un "venetista", ma un veneto al 100 per cento. E fornisce al Gazzettino il documento originale notarile dell'atto costitutivo della Liga Veneta, con annesso statuto, di 34 anni fa. Un documento non inedito, ma interessante da rileggere visto che fu il primo punto di partenza "per l'autogoverno", che anticipò di qualche anno la nascita della Lega lombarda di Bossi: «Al di là di tanti commenti, quel documento parla da solo, è un fatto storico» spiega Costenaro.



Quattordici firme in calce, non quella di Franco Rocchetta che si recò dal notaio ma poi non volle partecipare all'atto di fondazione, adducendo incompatibilità con la sua attività nella Filologica Veneta, secondo altre interpretazioni perchè non vedeva di buon occhio la componente vicentina, magari poco acculturata, tra i fondatori.



Proprio Costenaro, nel congresso fondativo di Recoaro del dicembre '79 (anche lì Rocchetta non c'era), era stato tra i sostenitori dell'esigenza di trovarsi dal notaio per fondare il partito. «C'era il federalismo in quello statuto» dice l'industriale marosticense. E aggiunge che oggi, come ieri, la "vera Italia" è rappresentata da «Veneti e Italiani che operano nella legalità e che lottano per la legalità».



L'anti Italia, invece, secondo Costenaro è composta da quelli che alimentano l'illegalità: «Costoro sì hanno attuato la secessione di fatto dai doveri, mentre difendono tenacemente i vantaggi dell’unione, ma soltanto per mantenere diritti, privilegi e ruberie». E trova un aggancio storico ricordando che Venezia fu sempre baluardo d'Italia: «Si legge nei Diarii di Marin Sanudo, storico del '500, che all’entrata a Milano le truppe venete inneggiavano alla “libertà d’Italia”, su ordine del Senato della Serenissima».



Valerio Costenaro uscì dalla Lega nel 1981, dopo aver collaborato a insediare alla segreteria "l'ottimo veneto" e moderato Tramarin. Già allora vedeva troppi opportunismi nel movimento, che lui stesso ha denunciato spesso, da spettatore, negli anni successivi.



La sua visione del Veneto oggi? «Tutto è finalizzato a tenerci sottomessi per sottrarci i frutti del nostro lavoro, tra burocrazia e tassazione. Ma un’Italia che criminalizza la regione più virtuosa, ligia alle leggi e la più mansueta del Paese, il nostro Veneto, è un’Italia “impazzita”».
Ultimo aggiornamento: 14:28
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