​«Salvo per miracolo», ex ciclista
sull'aereo finito in testacoda

Domenica 26 Aprile 2015 di Paolo Calia
​«Salvo per miracolo», ex ciclista sull'aereo finito in testacoda
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TREVISO - Bambini che urlano, le cappelliere che si aprono, bagagli che cadono e le maschere d'ossigeno che scendono davanti al viso di ogni passeggero. Istanti da incubo. Sono quelli che ha vissuto Andrea Fin, 29 anni, veronese d'origine ma trevigiano d'adozione, a bordo del volo Turkish decollato ieri da Malpensa e costretto a un drammatico atterraggio d'emergenza all'aeroporto di Ataturk, a Istanbul, per colpa di un motore in fiamme. Andrea dal 2005 al 2008 ha corso per la squadra ciclistica della Zalf Fior di Castelfranco. Adesso ne cura l'ufficio stampa e scrive anche per il sito Ciclismoweb.

In questi giorni era atteso a Istanbul per seguire il Giro di Turchia e mai si sarebbe aspettato di rischiare la vita per un normalissimo volo aereo. «Se il fuoco ci avesse raggiunti o l'aereo si fosse rovesciato non so cosa sarebbe successo.

Sono stati momenti di panico», racconta. Il velivolo ha avuto problemi durante l'avvicinamento all'aeroporto. Ha tentato un primo atterraggio, ma appena toccata la pista il pilota ha subito ridato gas ai motori riportando il velivolo in quota. Il secondo tentativo di tornare a terra è stato quello più drammatico: un motore in fiamme, gli scossoni, l'aereo che perde stabilità sballottando passeggeri, bagagli ed equipaggio da una parte all'altra e poi l'atterraggio di fortuna seguito dai mezzi antincendio turchi.

Andrea racconta che durante il primo avvicinamento l'aereo è andato giù bruscamente e ha impattato sulla pista: «Il carrello di destra ha ceduto e ha urtato il motore. A quel punto abbiamo ripreso quota per un secondo tentativo d'atterraggio». Ma il carrello non c'era più: l'atterraggio è stato "di pancia": «Siamo andati in testacoda prima di finire fuori pista». Tante le scene di panico, soprattutto quando tutto ha cominciato a ruotare vorticosamente. In quel momento la speranza di uscire indenni è stata davvero minima: «Sono rimasto sempre lucido - racconta - ho preso le istruzioni sulle cose da fare in caso di emergenza e ho indossato la mascherina, mettendo la testa fra le ginocchia». Ma una volta a terra l'incubo è continuato: «A riportarci tutti alla realtà - ha scritto Andrea sul sito gazzetta.it - è un altro rumore, una specie di esplosione che fa saltare la porta d'emergenza e la schiuma spruzzata dai pompieri che entra e ci lava completamente. Brucia sugli occhi, tappa le orecchie, scende fredda lungo la schiena: "Go, go, go" urliamo. Facciamo scendere una famiglia con dei bambini e poi via tutti sullo scivolo d'emergenza. Terra, non sono mai stato così felice di avere di nuovo i piedi per terra».

Lo spavento però non lo ha fermato. Qualche ora dopo ha preso un altro aereo per arrivare ad Antalya, dove è in programma una tappa del giro turco. E ha ammesso candidamente che ripartire subito è stato fondamentale. Attendere una notte in albergo, con ogni probabilità, avrebbe alimentato paure difficili da cancellare

Ultimo aggiornamento: 12:58
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