TREVISO - Bambini che urlano, le cappelliere che si aprono, bagagli che cadono e le maschere d'ossigeno che scendono davanti al viso di ogni passeggero. Istanti da incubo. Sono quelli che ha vissuto Andrea Fin, 29 anni, veronese d'origine ma trevigiano d'adozione, a bordo del volo Turkish decollato ieri da Malpensa e costretto a un drammatico atterraggio d'emergenza all'aeroporto di Ataturk, a Istanbul, per colpa di un motore in fiamme. Andrea dal 2005 al 2008 ha corso per la squadra ciclistica della Zalf Fior di Castelfranco. Adesso ne cura l'ufficio stampa e scrive anche per il sito Ciclismoweb.
In questi giorni era atteso a Istanbul per seguire il Giro di Turchia e mai si sarebbe aspettato di rischiare la vita per un normalissimo volo aereo. «Se il fuoco ci avesse raggiunti o l'aereo si fosse rovesciato non so cosa sarebbe successo.
Andrea racconta che durante il primo avvicinamento l'aereo è andato giù bruscamente e ha impattato sulla pista: «Il carrello di destra ha ceduto e ha urtato il motore. A quel punto abbiamo ripreso quota per un secondo tentativo d'atterraggio». Ma il carrello non c'era più: l'atterraggio è stato "di pancia": «Siamo andati in testacoda prima di finire fuori pista». Tante le scene di panico, soprattutto quando tutto ha cominciato a ruotare vorticosamente. In quel momento la speranza di uscire indenni è stata davvero minima: «Sono rimasto sempre lucido - racconta - ho preso le istruzioni sulle cose da fare in caso di emergenza e ho indossato la mascherina, mettendo la testa fra le ginocchia». Ma una volta a terra l'incubo è continuato: «A riportarci tutti alla realtà - ha scritto Andrea sul sito gazzetta.it - è un altro rumore, una specie di esplosione che fa saltare la porta d'emergenza e la schiuma spruzzata dai pompieri che entra e ci lava completamente. Brucia sugli occhi, tappa le orecchie, scende fredda lungo la schiena: "Go, go, go" urliamo. Facciamo scendere una famiglia con dei bambini e poi via tutti sullo scivolo d'emergenza. Terra, non sono mai stato così felice di avere di nuovo i piedi per terra».
Lo spavento però non lo ha fermato. Qualche ora dopo ha preso un altro aereo per arrivare ad Antalya, dove è in programma una tappa del giro turco. E ha ammesso candidamente che ripartire subito è stato fondamentale. Attendere una notte in albergo, con ogni probabilità, avrebbe alimentato paure difficili da cancellare