VENEZIA - Il famoso gatto di Sqon è arte. A sancirlo è la sentenza con cui ieri il writer della Valcellina è stato assolto per il danneggiamento e deturpamento dei muri veneziani in ponte dei Miracoli, campo Santi Apostoli, campiello dei Morti, Santa Croce (ai piedi del Ponte degli Scalzi) e campiello de la Vida. Il «fatto non sussiste». Il graffito, secondo il giudice, quando ha valore artistico non è reato.
Remo Anzovino, l’avvocato-musicista che ha difeso Andrea Alzetta, in arte Sqon, parla di una sentenza storica che riconosce l’arte di strada valorizzandola rispetto all’imbrattamento.
La vicenda risale al 2012. La Polizia municipale di Venezia era riuscita a identificare tre graffitari che agivano in centro storico. Avevano perquisito anche Sqon, trovato bombolette spray. Immediata in quei giorni la replica di Alzetta: «Non sono un vandalo, non disegno sui monumenti, solo su muri intonacati o sporchi».
In aula erano sfilati anche alcuni abitanti di Cannaregio e Santa Croce. Nell’ottica dell’accusa avrebbero dovuto confermare che i graffiti avevano leso il senso del decoro. Non è andata così: hanno detto che i gatti di Sqon hanno abbellito dei muri che erano bruttissimi.