Il ponte di Rialto si frantuma:
i tecnici scoprono distacchi di pietra

Martedì 28 Aprile 2015 di Paolo Navarro Dina
Il ponte di Rialto
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VENEZIA - I problemi si stanno scoprendo adesso. Uno per uno. Ed era inevitabile. Le prime indagini con il cantiere parzialmente montato sul lato di Palazzo X Savi hanno fatto riscontrare alcuni micro-distacchi di frammenti di pietra d’Istria per un complessivo ammaloramento dei materiali.

É questa una delle "sorprese" riscontrate nei primi giorni di intervento delle maestranze dell’associazione temporanea di imprese (Ati) composta da Lares, Lithos e Setten Group, vincitrici del bando di gara per il restauro del Ponte di Rialto dopo il finanziamento di 5 milioni di euro stabilito dalla holding Otb dell’imprenditore bassanese Renzo Rosso.

Le avvisaglie su possibili distacchi di materiale (anche se non di grosse proporzioni) stanno a dimostrare come un’indagine sul campo compiuta dal team di restauratori metta in evidenza una situazione di parziale degrado, anche se le condizioni del Ponte risultano comunque nella norma. «Abbiamo verificato questa situazione - spiega l’amministratore delegato di Lares, Mario Cherido - toccando con mano la pietra. Un’operazione fattibile solo dopo aver montato i ponteggi e verificato da vicino la situazione. Tutto è sotto controllo, ma la sorpresa rimane».

Nel frattempo sono scattati anche i sondaggi per il piano pedonale, con un’indagine sulle lastre di molassa di Muggia, una pietra arenaria utilizzata per il piano di calpestio di Rialto. «Abbiamo già trovato dei campioni che possono fare al caso nostro - rivela Cherido - e che permetteranno di sistemare al meglio i gradini delle parti laterali, e i gradoni centrali del Ponte. Sottoporremo le nostre ricerche alla Soprintendenza alle Belle Arti di Venezia per un esame adeguato dei materiali impiegati». E quasi contemporaneamente prenderanno il via, ma solamente di sera o di notte, i sondaggi per la verifica dei sottoservizi. Proprio ieri a Ca’ Farsetti si è tenuta una riunione al fine di valutare il tipo di intervento puntando al censimento di cavi e tubazioni presenti nel sottosuolo del Ponte, collegamenti anche risalenti alla metà Ottocento e non più in uso. Un lavoro, quasi archeologico, in attesa di conoscere il risultato dell’udienza del Tar sul ricorso presentato da Sacaim e dal Consorzio dei Tajapiera sull’appalto dei lavori. Ma qui bisognerà attendere il pronunciamento del Tribunale amministrativo regionale previsto per il 6 maggio prossimo.
Ultimo aggiornamento: 15:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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