Verso Venezia in canoa ma vengono
bloccati dal "tesoro del diavolo"

Lunedì 28 Luglio 2014
Marco Magrini e Andrea Nosenzo
VENEZIA- Volevano raggiungere Venezia in bma qualcosa li ha "bloccati": un tesoro. Protagonisti di questa avventura Marco Magrini e Andrea Nosenzo, due studenti di 18 anni di Villafranca d'Asti, che hanno trovato nel fondo di un torrente astigiano bicchieri, tazze, piatti, vassoi e altri pezzi in argento chiusi in un sacco lasciato sul fondo del torrente Triversa, uno degli affluenti del Tanaro.



Dopo la maturità volevano raggiungere Venezia in canoa lungo il corso prima del Tanaro, poi del Po, partendo dal torrente vicino a casa loro, il Triversa. I due ragazzi si stavano appunto preparando per compiere l'impresa quando, al secondo giorno di allenamento, sono incappati nella sorpresa. Transitando sotto un ponte della strada che collega Tigliole d'Asti e Baldicheri hanno notato uno strano luccichìo provenire dal fondo del torrente. Era quello causato da decine di pezzi d'argento (tazze, vassoi, piatti) contenuti in un sacco adagiato sul fondo del fiume. Potrebbe essere refurtiva di qualche ladro che decise a suo tempo di sbarazzarsene.



Secondo l'ipotesi più accreditata tra gli abitanti della zona quell'argento dovrebbe essere in realtà il "tesoro del diavolo".
Nel 1988 vi era stata nell'Astigiano un'inchiesta giudiziaria su una setta religiosa facente capo a una "santona", poi arrestata per truffa, lesioni ed estorsione. La donna aveva fondato quella che aveva chiamato "Comunità dell'Eterno". Per aderirvi i fedeli dovevano dare prova di liberarsi dei loro beni materiali più preziosi. Perché, stando alla "santona", erano beni «prodotti dal diavolo». I magistrati avevano accertato a suo tempo che le persone che si lasciarono convincere a disfarsi del loro "tesoro del diavolo" furono a decine. La setta operava tra l'Astigiano e il Torinese e prima di essere scoperta andò avanti per mesi. L'inchiesta accertò, per esempio, che una signora torinese e la figlia studentessa universitaria gettarono nel Triversa oro e preziosi per un valore approssimativo di 200 milioni di lire prima di rendersi conto della realtà e rivolgersi ai carabinieri. È probabile dunque che i due canoisti siano incappati nel «tesoro del diavolo». Che hanno prontamente riconsegnato ai carabinieri. Tuttavia se nessuno dovesse reclamarlo, tra un anno quel sacco pieno d'argento sarà di loro proprietà.
Ultimo aggiornamento: 30 Luglio, 10:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci