Una chiesa trasformata in moschea:
è già un caso l'opera della Biennale

Venerdì 8 Maggio 2015 di Michele Fullin
Una chiesa trasformata in moschea: è già un caso l'opera della Biennale
41

Una moschea nella più che millenaria storia di Venezia non si era mai vista.

Nonostante l’architettura e la storia della Serenissima riflettano i costanti e antichi rapporti con l’Oriente islamico, la città non ha mai ospitato un luogo di culto. Dove i secoli non sono arrivati, ci è riuscita l’arte attraverso il padiglione nazionale islandese della Biennale, inaugurato oggi. Non in un luogo qualunque, ma all’interno della chiesa (fondata nel X secolo e chiusa al culto dal 1969) di Santa Maria della Misericordia, nel sestiere di Cannaregio, che è stata trasformata in una vera moschea, con un grande tappeto rivolto verso la Mecca, sulle pareti pannelli con i versetti del Corano e il Mirhab a occultare il crocifisso.

La trasformazione, che durerà il tempo della Biennale, quindi fino al 22 novembre, è frutto dell’idea dell’artista svizzero-islandese Christoph Büchel, noto per le sue provocazioni a carattere politico. Nel mirino dell’artista è l’islamofobia dilagante in seguito alla crescita del Califfato. L’idea è stata fatta propria dal commissario Björg Stefansdottir e dalla curatrice Nina Magnusdottir, che hanno coinvolto anche le Comunità islamiche di Reykjavik e di Venezia.

E si è creato un caso che ieri mattina è approdato in Prefettura. Perché, se è vero che per un’installazione (di questo si tratta, anche se vi si può pregare per davvero) le autorizzazioni sono semplici da ottenere, l’apertura temporanea della "moschea" è destinata ad alimentare forti polemiche, essendo la città in piena campagna elettorale. All’attenzione delle forze dell’ordine ci sono due tipi di questioni: evitare possibili infiltrazioni di estremisti ed evitare reazioni scomposte dall’altra parte, quella che di moschee non ne vuole proprio sentir parlare.

Lo scopo dichiarato di "The Mosque" è aprire un dialogo, come spiega il ministro dell’Istruzione islandese, Illugi Gunnarsson: «Mi auguro che il nostro padiglione alla Biennale porti un contributo positivo a livello internazionale. Nel nostro Paese il dialogo è aperto».

Con il contributo delle Comunità islamiche saranno previste iniziative di interscambio culturale, aperte a tutti i visitatori. «Questo progetto - dice il presidente della Comunità veneziana Mohamed Amin Al Ahdab, residente a Venezia da trent’anni - è un gesto che supera l’effetto di cento conferenze sul dialogo tra culture». Il Comune precisa di non avere autorizzato l’apertura di un luogo di culto ma solo di una mostra, vietando anche scritte religiose all’esterno dell’edificio. Aspetto ribadito anche dalla Biennale: «Il progetto del padiglione islandese è stato approvato come installazione artistica, alla condizione che sia realizzato come luogo espositivo visitabile da tutti». Sta di fatto che chi vuole può ritrovarsi a pregare.

Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 12:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci