Zanne di mammut, palafitte, stemmi:
il tesoro dell'archeologo in una cantina

Lunedì 23 Marzo 2015 di Raffaele Rosa
Zanne di mammut, palafitte, stemmi: il tesoro dell'archeologo in una cantina
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Lui, Giuseppe Urbani De Gheltof, figlio del prof. Francesco, Preside dell'Istituto d'arte Ticozzi e direttore del museo di Altino, professore nella stessa scuola del padre e pittore, prima di passare ad altra vita aveva manifestato un sogno: realizzare il Museo della Storia di Mestre.

E migliaia di reperti raccolti in tantissimi anni di ricerche e recuperi da scavi li aveva lasciati in dono e custodia al Comune di Venezia perché, quel sogno, diventasse realtà dopo la sua morte avvenuta il 26 febbraio del 1982.

Per anni di quei reperti non se ne è più saputo nulla, come se fossero scomparsi. Ma tutta quella "roba" dal valore storico e artistico incalcolabile, catalogata minuziosamente dalle mani esperte di De Gheltof, non poteva essere sparita nel nulla.

Ed infatti eccola riapparire, quasi per caso, qualche tempo fa. Il ritrovamento del tesoro storico è avvenuto grazie ad un architetto mestrino, che per eseguire una perizia di un condominio in un quartiere mestrino per conto di un cliente ha chiesto ed ottenuto l'apertura di una porta dietro la quale c'era un enorme scantinato di proprietà del Comune di Venezia.

«Quando mi sono trovato davanti tutte quelle ceste, reperti, busti, palafitte, stemmi sono rimasto a bocca aperta - racconta lo stesso architetto mestrino - Non credevo davvero ai miei occhi. Ho dato una rapida occhiata alle etichette ed ho capito subito di cosa si trattava. In pratica ero davanti ad un patrimonio storico della città che risaliva veramente alle origini di Mestre. De Gheltof per anni si era dedicato alla raccolta di quei reperti e li aveva messi assieme un po’ alla volta con una precisione e una attenzione senza eguali. Ne avevo sentito parlare anche io di quel lascito e ritrovarmelo davanti è stato davvero un colpo al cuore».

Il magazzino del condominio in cui l'architetto mestrino ha scoperto il «tesoro di Mestre» come si vede dalle foto è umido, ci sono infiltrazioni d'acqua e non sembra l'habitat ideale per conservare reperti di tale valore storico e artistico. «Accedervi non è stato facile - continua il professionista mestrino - Il custode non trovava la chiave. Che poi, per fortuna è spuntata fuori. Ci sono palafitte che sono state rinvenute in piazza Barche all'epoca della costruzione dell'attuale centro le Barche un tempo Coin; delle zanne di mammut; stemmi, un busto che raffigura lo stesso De Gheltof; reperti di epoca preromana. Sono decine le ceste che sono accatastate una sopra l'altra con materiale catalogato dal professore».

Lei dopo la scoperta fatta non ha mai detto nulla a qualcuno del Comune? «No, non ho mai contattato nessuno perché non mi fidavo di nessuno, nemmeno le associazioni che si interessano di questi temi. Però, adesso, che si sta realizzando l'M9, che Mestre vuole rinascere e ha bisogno di farlo anche con la sua storia credo che chi andrà a guidarlo questo Comune dovrà fare i conti anche con questi reperti. Messi assieme potrebbero riempire tante sale di un museo, magari proprio in quell'M9 dove si vuole collocare la sede della storia della città. Mi auguro che questa «premura» ci sia da parte della politica sollecitata dalla società civile e anche dalla Soprintendenza. Lasciare tutto quel patrimonio in un magazzino è un delitto senza alcuna attenuante».

Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 16:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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