Il trionfo di Casson: «Restare uniti»
Il vero sconfitto del voto è Cacciari

Lunedì 16 Marzo 2015 di Alda Vanzan
La festa di Casson
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VENEZIA - C’è un vincitore. Netto, inequivocabile. E c’è uno sconfitto che, forse per la prima volta, ha preso dalla sua Venezia una sonora sberla. Tra Felice Casson e Massimo Cacciari, Venezia ha scelto il magistrato che dieci anni fa era stato battuto proprio dal filosofo. Dieci anni dopo la guerra fratricida nel centrosinistra lagunare, ma soprattutto dopo lo scandalo del Mose del 4 giugno 2014 che non risparmiato il Pd portando agli arresti domiciliari il sindaco Giorgio Orsoni, lo stesso centrosinistra ha dato un segnale chiarissimo: è tempo di cambiare.

E fra i tre contendenti alla carica di candidato sindaco - il magistrato fuori ruolo e senatore del Pd Felice Casson, il giornalista senza tessere di partito Nicola Pellicani, l’avvocato ex consigliere comunale del Pd Jacopo Molina - ha scelto quello oggi forse più distante dal cosiddetto apparato del partito.

Ecco i risultati in ognuno dei 36 seggi

Soprattutto, il più distante da Cacciari che anche stavolta è entrando a gamba tesa nella competizione, non solo sostenendo apertamente Pellicani, ma invitando fortemente a non votare il magistrato-senatore perché altrimenti la città, a suo dire, sarà poi consegnata alle destre.

Si vedrà come andranno le elezioni vere del 31 maggio, ancora non c’è il candidato sindaco del centrodestra, non si sa se sarà l’ex presidente leghista della Provincia Francesca Zaccariotto o il patròn dell’Umana Luigi Brugnaro che ieri sera ha scelto di festeggiare la vittoria della Reyer femminile evitando qualsiasi commento politico.

Quel che è certo è che il centrosinistra veneziano ha scelto il suo candidato. E l’ha fatto in maniera inequivocabile: Casson 55,6%, Pellicani 24%, Molina 19,96%. Considerato che Pellicani era (teoricamente?) appoggiato da tutti i big delle diverse "anime" del Pd e che solo giovedì scorso Cacciari era arrivato a Mestre per un nuovo appello a sostenerlo, la sconfitta assume dimensioni ancora più dolorose.

E i cinque punti scarsi che separano Pellicani da Molina, senza contare che Casson da "veneziano-chioggiotto" ha preso più voti in terraferma dove in teoria doveva stravincere l’aspirante sindaco mestrino, rendono ancora più netto il messaggio del popolo delle primarie. Tanto che, paradossalmente, sembra quasi una sconfitta del Pd. Alle urne, poi, non c’è stato il temuto tracollo. Hanno votato in 13mila, esattamente come cinque anni fa. E adesso? Gli ex avversari dopo essersi scambiati veleni si ricomporranno o, come alcuni temono (o auspicano?), il centrosinistra tornerà a dividersi come nel 2005?

Pellicani ha chiamato subito Casson: «Adesso insieme per vincere le elezioni», ha twittato. Idem Molina: «Il nostro impegno continua». Ma bisogna che la coalizione rimanga unita. Lo ripete Casson, che arriva a Mestre poco prima delle 21, quando la vittoria ormai è certa: «Da parte mia non c’è stato nessun "veleno", io voglio coinvolgere tutti quanti, non solo Pellicani e Molina».

Non teme la candidatura di Brugnaro? «Se il centrosinistra resta unito, non c’è nessuno da temere». E quando gli si obietta che può essere percepito come un candidato molto a sinistra, apre uno dei tanti sms ricevuti: «"Adesso vinciamo al primo turno. Grande". Me l’ha mandato Scibelli, il segretario dell’Udc». Solo quando gli si cita Cacciari, si irrigidisce: «Di Cacciari non me ne fregava e non me ne frega niente». Ecco. Neanche alla città, evidentemente.

Ultimo aggiornamento: 13:34
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