Palais Lumière, Pierre Cardin poteva
costruirlo: non c'era alcun vincolo

Sabato 5 Luglio 2014 di Paolo Navarro Dina
Il progetto del Palais Lumiere
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VENEZIA - Sembra quasi fatto apposta. Ma come dice il vecchio adagio: "a pensar male, spesso ci si azzecca". Il caso ha voluto che la Regione Veneto decidesse di archiviare il Palais Lumière, idea dello stilista italo-francese Pierre Cardin, dicendo ufficialmente in questi giorni addio all'idea pubblicando il "de profundis" sul Bollettino ufficiale della Regione. E proprio a giochi finiti, ecco il colpo di scena.

Eh sì, perchè adesso si scopre che nelle aree dove lo stilista di origine trevigiana avrebbe voluto costruire il suo grattacielo, non sussisteva nessun vincolo paesaggistico. E questo grazie ad una delibera comunale risalente addirittura al 1972 che qualcuno a Ca' Farsetti si è ricordato, ma troppo tardi, per superare l'ostacolo del vincolo. Infatti il provvedimento di ben 42 anni fa tracciava una diversa perimetrazione del vincolo paesaggistico lungo la gronda lagunare tanto da escludere la zona individuata per la costruzione del Palais Lumière. Insomma, le aree dove erigere la Torre erano estranee - totalmente - da ogni forma di divieto. Quasi una beffa svelata, con un pizzico di incredulità, nei giorni immediatamente precedenti al "terremoto" che ha colpito Ca' Farsetti, quando Ugo Soragni, direttore regionale per i Beni culturali, prendendo atto della delibera quarantennale, ha espresso in una lettera ad Orsoni la propria sorpresa sottolineando che l'Amministrazione comunale avrebbe potuto presentare ben prima questa documentazione evitando così che il progetto di Cardin fosse reso vano.



E pensare che, al di là di questa documentazione, la città, le istituzioni e gli enti preposti si sono tutti accalorati nella discussione sul futuro della proposta dello stilista italo-francese con un vero e proprio ginepraio di deduzioni, controdeduzioni, pareri e polemiche di livello locale e nazionale che alla fine hanno messo Pierre Cardin nella condizione di desistere dalla continuazione del progetto. Tra l'altro nella missiva del direttore Soragni al sindaco, si fa anche presente che, se questa documentazione del 1972 fosse stata illustrata o resa nota con largo anticipo, si sarebbe potuto evitare anche un dispendio di forze e di riflessioni tecnico-urbanistiche e cartografiche che hanno praticamente "imballato" per circa sei mesi il progetto avvenieristico del sarto di San Biagio di Callalta. Oggi si direbbe "come piangere sul latte versato". Già, tanto più che ora la Regione sul Palais Lumière ci ha messo una definitiva pietra tombale.
Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 15:24

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