Omicidio Bari, al processo d'Appello
niente sconti per Gaggio: ergastolo

Mercoledì 23 Aprile 2014 di Maurizio Dianese
Giorgio Gaggio, condannato per l'omicidio di Valerio Bari
MESTRE - Nome: Giorgio. Cognome: Gaggio. Età: 69 anni. Professione: imbianchino. Fine pena: MAI. Scriveranno così all’Ufficio matricola del carcere sulla scheda dell’assassino di Valerio Bari, il pensionato di 75 anni trovato morto il 29 giugno del 2011 in una stradina di Ca’ Solaro. La Corte d’assise d’Appello ieri pomeriggio ha confermato la pena dell’ergastolo per Gaggio ed ha modificato la sentenza di primo grado solo nella parte relativa all’isolamento diurno.



Dunque Giorgio Gaggio, condannato a restare in carcere per il resto della sua vita, non dovrà più vivere isolato dagli altri detenuti. Ma è l’unico "sconto" rispetto alla sentenza di primo grado. L’avvocato difensore, Aldo Pardo, non è riuscito dunque a convincere la Corte. Il legale ha insistito sul fatto che al massimo si poteva parlare di una rapina poi trasformatasi in omicidio. La Corte invece ha ritenuto che l’omicidio sia stato volontario e che lo scopo di Gaggio fosse uccidere Bari per rapinarlo e non il contrario. Questo spiega la condanna al massimo della pena che viene irrorata molto raramente anche nei casi di omicidio volontario. Ma bisogna tenere conto che Gaggio ha tentato fino all’ultimo di scaricare le sue colpe su Paolo Pozzobon il quale invece si era solo occupato della vendita dell’oro strappato a Bari.



Le indagini sull’omicidio erano partite dal bar "Dario e Giorgio", frequenatato da un gruppo di pensionati amici della vittima. E lì la polizia aveva iniziato a tirare i primi fili della matassa investigativa che poi ha portato nel giro di un mese all’arresto di due amici di Bari, Paolo Pozzobon e Giorgio Gaggio. Si erano accusati l’un l’altro, ma a incastrare Gaggio era arrivata una doppia prova del Dna. Tracce del suo codice genetico infatti erano state trovate su un mozzicone di sigaretta raccolto dagli investigatori vicino al cadavere di Bari e sul nastro adesivo utilizzato per immobilizzare la vittima. Gaggio fin dall’inizio ha tentato in tutti i modi di scaricare le colpe su Pozzobon, dicendo che era stato lui ad uccidere e a procurarsi le prove contro di lui, in particolare rubandogli il mozzicone di una sigaretta e chiedendogli nel corso di una cena di tagliargli un pezzo di scotch, operazione che Gaggio aveva fatto troncando il nastro adesivo con la bocca. Ma i giudici non hanno creduto alla fantasiosa ricostruzione di Gaggio e, mentre hanno assolto Pozzobon, hanno condannato Gaggio all’ergastolo.
Ultimo aggiornamento: 15:34

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