Non accetta ordini da donne, bufera sul
facchino maschilista: «Grave precedente»

Martedì 24 Luglio 2012 di Lorenzo Mayer
L'hotel Danieli di Venezia avrebbe "riassunto" il facchino egiziano (archivio)
VENEZIA - bufera sul "caso" del facchino egiziano, di religione musulmana, dipendente dell'hotel Danieli di Venezia. L’uomo era arrivato a dimettersi pur di non dover prendere ordini dalla governante donna, anche se poi, grazie alla disponibilit di un collega maschio che ha accettato di fare "da tramite", è tornato sui suoi passi ed è stato reintegrato.



Sulla vicenda si è scatenata una raffica di polemiche e anche un'interrogazione parlamentare ai ministri Fornero e Riccardi annunciata da Souad Sbai del Pdl. Pressoché unanime la condanna a cominciare da quella dell'imam di Venezia, lo sceicco siriano Hammad Mohammed.



E reazioni anche dal mondo politico veneto. «Un dibattito non solo senza senso - ha commentato il governatore del Veneto Luca Zaia - ma offensivo per i nostri 152 mila disoccupati». Intanto, dall'hotel Danieli, ci si blinda dietro il silenzio. Il direttore, Christophe Mercier, dal canto suo, si è dichiarato sorpreso, ha spiegato di non averne saputo nulla direttamente e si è comunque detto disponibile a parlarne con il diretto interessato. Sempre Mercier ha comunque assicurato che le disposizioni continuano ad essere date da governanti donne.



Ma non sono solo le critiche a tenere banco, quanto accaduto ha infatti stimolato anche proposte: come quella del direttore dell'Associazione Veneziana Albergatori, Claudio Scarpa. «Vivo gli aspetti legati alla diversità religiosa in prima persona - spiega Scarpa - è vero che chi viene da noi, da Paesi lontani, porta il suo credo, ma è altrettanto vero che anche noi, in Italia, siamo portatori di una cultura, una religione e una storia di millenni cui non possiamo rinunciare. Come Ava abbiamo redatto quindi, una pubblicazione, tradotta in tutte le lingue, con i primi 54 articoli della nostra Costituzione della Repubblica Italiana, e da qui dobbiamo ripartire. Il fascicoletto è a disposizione di tutti, lo inseriremo anche nel sito internet: la mia proposta è quella di consegnarlo a tutti i dipendenti stranieri assunti negli alberghi. Imploro che, sulla vicenda, arrivi anche la condanna della comunità islamica, l'Islam è tutt'altra cosa».



Condanna che, infatti, non si è fatta attendere. «Quest'uomo e le sue richieste non hanno nulla a che fare con l'Islam perché sono inaccettabili - ha detto l'iman di Venezia -. Lo stesso Maometto ha lavorato per anni per conto di una donna, quella che poi sarebbe divenuta sua moglie, Khadija. Nulla nel Corano, o nella tradizione profetica, vieta a un uomo musulmano di avere una donna come capo. Non troviamo versetti in merito».



Del facchino si discute anche nelle aule della Regione Veneto. Dura la presa di posizione dell'assessore veneto al Lavoro Elena Donazzan: «Avrei preferito che si licenziasse - scrive l'assessore veneto - lasciasse il posto ad un italiano magari padre di famiglia, più rispettoso della nostra civiltà e cultura e magari fosse tornato a casa sua a prendere ordini da un uomo». Anche la capogruppo del Pd Laura Puppato non è stata tenera: «Il facchino musulmano non ha titolo per discutere la nostra Costituzione. Una notizia che ci riporta a tempi bui, quando l'inferiorità della donna era un teorema indiscusso».



Di precedente gravissimo ha poi parlato anche il sociologo, Gianfranco Bettin, esperto sul tema e assessore della giunta comunale di Venezia. «È come - sostiene l'assessore - arrendersi al fatto che un bianco non accetti disposizioni da un nero, o viceversa, in base al colore della pelle. Significa, cioè, accettare che si consideri qualcuno indegno o inferiore, in questo caso in base al genere».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 20:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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