Mose, la "paghetta" al consigliere
del Consorzio: 25mila euro al mese

Martedì 16 Luglio 2013 di Monica Andolfatto
Il Mose al centro del giro di appalti pilotati e fuoribusta (foto archivio)
VENEZIA - Circa seicentomila euro nel biennio 2005/2006. Una media mensile di 25mila euro, con tranche che hanno toccato anche punte da 60mila. Secondo i riscontri eseguiti dalla guardia di finanza di Venezia sarebbero i soldi intascati da Pio Savioli, uno dei consiglieri del Consorzio Venezia Nuova, da venerdì scorso ristretto nella sua casa a Carità di Villorba nel Trevigiano.



La "causale" di tali elargizioni come sottolinea il gip Alberto Scaramuzza nell’ordinanza con cui ha disposto i domiciliari anche per Giovanni Mazzacurati, fino allo scorso 28 giugno presidente del Cvn, è «in corso di compiuto accertamento», riportando le parole utilizzate dal sostituto procuratore Paola Tonini, titolare dell’inchiesta che come uno tsunami si è abbattuta sulla laguna e in particolare su quel Mose che dovrebbe difendere la città dall’acqua alta.



A "pagare" Savioli è la Cooperativa San Martino di Chioggia: è proprio la verifica fiscale nell’azienda della famiglia Boscolo Bacheto - ai domiciliari anche i suoi due amministratori Mario e Stefano - a condurre all’appalto da oltre 12 milioni di euro indetto dall’Autorità portuale che gli inquirenti sono convinti essere stato pilotato dai vertici di Cvn con un patto preventivo fra le imprese consorziate più grosse per favorire, su imposizione di Mazzacurati, le "piccole".



Le ripetute dazioni a Savioli, che è anche consulente di Coveco (di cui è stato anche presidente e che del Cvn detiene una quota diretta del 2,6332), sono documentate dalla "contabilità parallela" scoperta dai finanzieri in diversi file archiviati dalla segretaria della Coop San Martino, uno dei quali chiamato "Savioli" dove sono riportate le singole uscite con data e importo: 25.000 euro in data 7/12/2005 con scritto accanto "in parte per lunedì Mario consegna a Savioli". Le uscite complessive come detto ammonterebbero addirittura a 600mila euro. Contanti che lo stesso Savioli, stando ai riscontri investigativi, andava a ritirare di persona nella sede della San Martino a Marghera. Fondi neri che alla San Martino arrivavano tramite le società cartiere - l’austriaca Istra Impex, amministrata di fatto dai due Boscolo Bacheto, e la Carina di Mestre - create allo scopo di emettere false fatturazioni attraverso cui il prezzo pagato dalla San Martino a una ditta croata per i "sassi" e le palancole utilizzate per la costruzione della bocca diporto a Chioggia, nell’ambito del Mose, lievitavano anche del 30%.



La cresta complessiva si aggirerebbe sui sei milioni mezzo di euro. Dove sono finiti? Almeno 40mila sarebbero stati versati, come riportato dal gip, a Stefano Tomarelli, che siede tutt’ora nel consiglio direttivo di Cvn in rappresentanza di ItalVenezia. In merito alla posizione di Savioli, il gip nell’accogliere la richiesta di custodia cautelare, profila un collegamento tra le elargizioni di denaro e le sue condotte tese ad alterare le gare d’appalto nell’ambito del ruolo ricoperto in Cvn (incaricato di pubblico servizio) e quindi tale da far ritenere la condotta accertata legata alla turbativa d’asta contestatagli, sintomo di una più grave condotta finalizzata ad alterare in modo sistematico gare pubbliche per tornaconto personale.
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 21:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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