L'architetto Pighin si spara in strada: non
sopportava il dolore per la moglie morta

Lunedì 25 Giugno 2012 di Elisio Trevisan
L'architetto Giampaolo Pighin, 62 anni (archivio)
VENEZIA - Giampaolo Pighin, storico costruttore di Mestre e attivista dell’autonomia cittadina si ucciso ieri pomeriggio, a 62 anni. La vita è una cosa. Si affronta, giorno dopo giorno, anche da protagonisti come nel suo caso, la professione, la passione politica, successi delusioni.



La vita senza la moglie è un’altra cosa. Gli appariva un tradimento già prima che Paola Colombera smettesse di lottare contro il tumore che l’ha uccisa il 24 febbraio 2011 a 56 anni, dopo un lungo periodo di malattia. Quell’esistenza gli è diventata estranea subito dopo averla sepolta. È vissuto quest’ultimo anno solo per sistemare le cose come voleva lui. Lo studio di architettura, la tomba, che aveva chiesto per la moglie e invece era per entrambi, gli affari.



Persino gli amici e i parenti, a molti dei quali aveva più volte confidato di non farcela più, di non trovare più il senso, persino loro a modo suo li ha salutati. Frequentandoli, accettando i loro inviti a cena, come un tempo quando usciva assieme alla moglie, che ha amato di quell’amore che tocca in dono a pochi e diventa alimento della vita. Passava qualche tempo assieme a parenti e amici, come continuava a impegnarsi nei progetti edilizi, anche se a ritmo ridotto un po’ per la crisi un po’ per stanchezza, lui che era conosciuto come l’architetto che mette il bello e la qualità nelle sue opere; e non smetteva nemmeno di scrivere ai giornali o di comprare pagine con la sua civica "Per Mestre Comune" per criticare, stimolare l’amministrazione veneziana ad impegnarsi per la terraferma.



Continuava, giorno dopo giorno, anche dopo quel 24 febbraio, ma sempre più stanco, sempre più lontano, con la voce più fioca. L’altra sera ha rifiutato l’ultimo invito degli amici, con i quali in gioventù andava a fare le gite, immancabile al suo fianco la futura moglie. Avevano acquistato un branzino, lui ha telefonato per dire che si sentiva stanco e che si sarebbero visti un altro giorno.



Ieri pomeriggio è uscito a piedi dalla sua casa a Zelarino, con una pistola in tasca. L’aveva comprata qualche tempo fa, un oggetto che non aveva nulla a che fare con lui che collezionava penne, sia stilografiche che biro, le usava per scrivere i suoi interventi pubblici o schizzare progetti al tavolo del suo studio in via Fratelli Rondina, a due passi da piazza Ferretto.



Ieri era domenica, il giorno più duro della settimana, quando non c’è lo studio da seguire e in casa lei non c’era più. Ha iniziato a passeggiare, sentendo sul volto la brezza insolita che muoveva le foglie degli alberi attorno, dopo giorni di afa. Ha raccolto le forze, si è rivolto la pistola contro e si è sparato. Qualcuno ha telefonato alla polizia dicendo «un uomo si è sparato per strada». Giampaolo Pighin lascia la mamma, le sorelle della moglie, i cognati, le nipotine e tutti gli amici che lo piangeranno.
Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 13:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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