Tecnico veneziano rapito in Libia
«È diabetico, ha bisogno di insulina»

Domenica 23 Marzo 2014
Gianluca Salviato
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Per la Farnesina risulta irreperibile, per la stampa locale stato rapito. L'ipotesi prevalente quella di un sequestro a scopo di estorsione.

Di certo c'è che si sono perse le tracce di un tecnico italiano che lavora a un progetto di infrastrutture in Cireanica per la ditta "Ettore Ravanelli" di Venzone (Udine). Secondo il Libya Herald, l'uomo è stato sequestrato vicino a Tobruk, nell'est della Libia. Poco lontano è stata trovata la sua auto abbandonata, con le chiavi ancora attaccate al cruscotto. Ad accrescere la preoccupazione è il fatto che l'italiano soffrirebbe di diabete ma non avrebbe con sé il kit di insulina, ritrovato nella sua auto insieme ad altri effetti personali. Salviato stava seguendo i lavori di realizzazione degli impianti fognari nei quali la Ravanelli è impegnata da due anni nella città libica.

L'azienda. La Enrico Ravanelli Spa è una delle aziende italiane che era stata costretta a chiudere le proprie sedi libiche dopo la rivolta del 2011. I suoi manager e tecnici furono aiutati dai libici a fuggire verso il confine con l'Egitto, da dove poterono finalmente tornare in Italia.

Originario di Martellago e residente a Trebaseleghe. L'italiano rapito non é originario della zona di Udine, ma di Martellago: si tratta dell' ingegner Gianluca Salviato. «Era andato a lavorare all'estero qualche anno fa perché qui in Italia non riusciva a trovare un'occupazione». È quanto racconta di Gianluca Salviato, il tecnico rapito in Libia, una amica. Salviato, sposato e senza figli, risiede a Trebaseleghe, nel Padovano. «È un uomo normale, come tutti gli altri - dice ancora la donna - che aveva scelto la Libia anche per garantire una sussistenza alla famiglia, visto che la moglie era rimasta senza lavoro».

Il sindaco di Trebaseleghe: non lo conosco. «Ho provato a fare delle verifiche ma qui in paese non lo conosce nessuno, non sono nemmeno riuscito a scoprire in che via abita. Mi pare di capire che era spesso via per lavoro e che qui a Trebaleseghe ci stava veramente poco. Continuerò a fare delle ricerche». Così il sindaco di Trebaseleghe Lorenzo Zanon in merito alla vicenda di Gianluca Salviato.

La famiglia. A Martellago (Venezia), in via Verdi, dove risiede la famiglia di origine di Gianluca Salviato, sono ore di ansia. Al telefono di casa risponde una delle sorelle dell'uomo. Il tono è molto nervoso, l'apprensione per le sorti del fratello è palese. La donna non vuole commentare l'accaduto e si limita a poche parole prima di riagganciare la cornetta. «Per ora non vogliamo parlare o lanciare appelli» dice, sottolineando che l'intera famiglia (sono tre i fratelli di Salviato) è in costante contatto con la Farnesina. «Sono angosciata e in ansia per quanto accaduto a Gianluca». Sono le parole di Monica Barbiero, sindaco di Martellago. I genitori del tecnico sono molto anziani, il padre è malato, nella famiglia si vivono ore di ansia.

Farnesina al lavoro. La Farnesina, che ha più volte sconsigliato «di recarsi per qualsiasi motivo in Cirenaica e nel Sud del Paese» (l'ultimo avviso è proprio di oggi), sta seguendo «con il massimo impegno» la situazione, in stretto contatto con l'Unità di crisi e l'ambasciata italiana a Tripoli.

Salviato aveva lavorato anche in Ex Urss. Tra gli amici di Gianluca Salviato c'è anche Marco Stradiotto, segretario del Pd della Provincia di Venezia, che risiede a Martellago come la famiglia dell'uomo. «Fino a poco tempo fa aveva lavorato nell'ex Unione Sovietica - racconta - perché si era specializzato in ricerche petrolifere. Suo papà aveva fatto lo stesso lavoro». Di lui Stradiotto ricorda soprattutto i lunghi dibattiti via Facebook sulla situazione politica italiana. «Mi è sempre piaciuto parlare con lui, lo facevamo soprattutto in rete visto che era spesso lontano - dice ancora l'esponente Pd - ed erano chiacchierate molto lunghe e articolate». Stradiotto è amico, in particolare, della sorella di Salviato, Cristiana, dipendente del Comune di Venezia.

Gli altri rapimenti. Solo lo scorso 17 gennaio, due operai calabresi, Francesco Scalise e Luciano Gallo, di 63 e 52 anni, erano stati rapiti nei pressi di Derna, sempre in Cirenaica, poi liberati dopo venti lunghi giorni il 6 febbraio. Il 2 marzo un cittadino francese, impiegato come tecnico per la ristrutturazione del Bengasi Medical Centre, è invece stato ucciso in pieno giorno nella città.

Regione nel caos. A tre anni dall'inizio dei bombardamenti occidentali contro le forze di Muammar Gheddafi, la Cirenaica, culla della rivoluzione della primavera del 2011, resta in preda al caos, teatro di rapimenti (il più delle volte a scopo di estorsione) e scontri tra ex rivoluzionari e forze libiche che non riescono a controllare il territorio, diventando quasi quotidianamente l'obiettivo di attentati e uccisioni.

Ultimo aggiornamento: 18:50

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