Campiello, tutti contro Sgarbi
per la polemica sul libro del padre

Sabato 31 Maggio 2014
Campiello, tutti contro Sgarbi per la polemica sul libro del padre
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VENEZIA - Il Campiello riparte il giorno dopo da Vittorio Sgarbi. Dalla sua nuova entrata a gamba tesa sulle scelte di una giuria che ha deciso di lasciare fuori dalla cinquina finale il libro del padre esordiente a 93 anni. Riassumendo il pensiero del critico: il Campiello è un premio morto, ci sono mafiosità, persone incapaci, giurati a cui piacciono cose schifose eccetera.



Ovviamente promettendo un bombardamento di strali futuri, già iniziato in tv. I destinatari di tali, simpatiche attenzioni cercano di non scendere in battaglia, limitandosi molto signorilmente a rispedire al mittente le tante illazioni, ribadendo come il Campiello sia un premio vivo, libero e del tutto autonomo nelle scelte, da parte di una giuria, che come quasi tutte le giurie, non ha trovato accordo unanime, ma ha scelto in piena serenità. Insomma: non c’è assolutamente voglia di infuocare la polemica, lasciando il profilo della risposta nella più ordinata ed elegante spiegazione.



Riccardo Calimani, componente della Giuria dei letterati, spiega subito le scelte sue e dei compagni d’avventura: «Il libro del papà di Sgarbi è un buon libro, che è stato apprezzato e ben discusso da tutti noi. Quindi le sue reazioni sono assolutamente fuori regola, logica e assolutamente sbagliate e del tutto inaccettabili. La violenza verbale, poi, è deprecabile. Dire poi che il Campiello è morto non ha senso. Il Campiello è un premio vivissimo, assolutamente libero e lo dimostra proprio perché la presidente Monica Guerritore si è dichiarata non contenta dell’esito finale, questo a dimostrazione che non eravamo tutti d’accordo, come capita spesso nelle giurie, ma il verdetto finale ci ha lasciati del tutto sereni».



Anche Piero Luxardo, presidente del Comitato di gestione, non accetta la "morte" del Campiello: «Morto? Le polemiche semmai dimostrano esattamente il contrario. Le manifestazioni di Sgarbi sono nelle loro consuete tinte diciamo estroverse, che fanno parte del personaggio. Pazienza, non saprei che altro dire, se non che il Campiello è un premio libero, trasparente, non condizionabile. Essendo la seduta pubblica, durante la quale tutti sanno chi e come ha votato, è chiaro che è impossibile parlare di risultato predeterminato. Ma comunque non voglio commentare certe frasi vivaci, sopra le righe. Noi non abbiamo nessun manuale Cencelli da soddisfare. Anche sulle opere prime abbiamo dibattuto in modo articolato, e siccome il Campiello passa spesso per un premio a tematica industriale, diventa paradossale che la scelta sia caduta su un romanzo che parla di intossicazione per amianto di un operaio».

Infine lo scrittore Mauro Corona, uno dei cinque finalisti, che conferma la richiesta di Sgarbi a cedere il posto al padre: «Vittorio mi ha telefonato per questo. Ma le giurie sono come le sentenze dei tribunali: non si discutono. Mi ha chiesto un gesto eclatante, ma al di là di dire di no, non credo sia nemmeno contemplato dal regolamento. E poi non credo che suo padre sarebbe orgoglioso di approdare in questo modo in finale. Posso solo dire che il libro del papà è proprio un gran bel libro. A me non interessa sapere se qualcuno crede che il premio Campiello sia morto. Io ringrazio solo la giuria che ha avuto lungimiranza e coraggio a mettermi nella cinquina».
Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 09:43

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