Il figlio del poeta operaio di Marghera
con super famiglia: ha cinque figlie

Lunedì 15 Giugno 2015 di Alda Vanzan
Brugnaro con la compagna Stefania
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Raccontano che Brugnaro Luigi da Spinea (perché lui si firma così, prima il cognome e poi il nome, come a scuola), un giorno di fine estate dell’anno passato calò a Roma. Voleva incontrare Matteo Renzi, riuscì a confrontarsi con l’entourage del premier. Senza però nulla concludere: il figlio di un poeta operaio di Marghera (Ferruccio Brugnaro) che dopo una laurea con il massimo dei voti in Architettura allo Iuav avrebbe creato un impero con l’agenzia interinale Umana (124 filiali, 750 dipendenti, 12.000 occupati) e coltivato la grande passione del basket rilevando e portando ai massimi livelli la Reyer, beh, il Brugnaro Luigi da Spinea si era messo in testa di fare il sindaco di Venezia.

E avrebbe voluto farlo con la benedizione del suo ex sindaco preferito. Renzi, appunto. All’epoca il centrosinistra veneziano stava ancora annaspando, travolto dalla Retata Storica del 4 giugno 2014 che, tra mazzette e appalti del sistema Mose, aveva portato ai domiciliari pure il sindaco Giorgio Orsoni.

Si sarebbero fatte le primarie per scegliere il nuovo candidato sindaco, ma di sottoporsi alle elezioni della base Brugnaro non ne voleva sapere. Ma se le primarie le vince Felice Casson - aveva detto ai suoi - allora mi candido.

Ed è così che è iniziata la storia fucsia di Venezia e Mestre. Brugnaro - nato a Mirano da famiglia di Spinea, 54 anni il prossimo 13 settembre, 5 figli di cui tre dall'attuale compagna, l’inseparabile Stefania - è stato presidente di Confindustria Venezia, ha lasciato tutte le cariche e si è candidato sindaco con l’appoggio di Forza Italia (anzi, di Silvio Berlusconi in persona), Ncd-Udc e ottenendo per il ballottaggio il sostegno politico sia della Lega che dei Fratelli d’Italia. Di più: per lui si sono mossi, distintamente, sia Luca Zaia che Flavio Tosi.

«Ma io non sono né di destra né di sinistra», ha ribadito per tutta la campagna elettorale. Una campagna - gli va riconosciuto - scoppiettante. Prima ha tinto di fucsia l’intera città, tappezzando con il suo faccione ogni spazio disponibile, dai cestini delle immondizie ai tabelloni pubblicitari. Poi, in ogni dove, dalla Gazzera a Marghera, dal Lido a Murano, ha aperto un "Punto comune", facendo ritornare a vita nuova botteghe che avevano abbassato le saracinesche e invitando la popolazione a incontri e spritz settimanali. Ha inondato le cassette della posta di veneziani e mestrini mandando a tutti una lettera per il primo turno elettorale e preparando poi una brochure fotografica intitolata "Vi racconto qualcosa di me". Ha pure ingaggiato Tommaso Gregianin, finalista di The Voice, per la canzone rap "S-Volta", riuscendo a parlare a quella fetta di elettorato - i giovani - che i politici solitamente manco li degna di uno sguardo. E all’insegna dello slogan "Ghea podemo far", Brugnaro ha parlato alla pancia degli elettori promettendo il cambiamento.

Il 28% conquistato al primo turno, appena 10 punti sotto Casson, ha galvanizzato staff e sostenitori. E quando dagli avversari di centrosinistra è iniziata la sequela di accuse sui suoi conflitti di interessi e sugli impegni disattesi, ha aperto le porte della Scuola Grande della Misericordia - avuta in concessione dal Comune - per mostrare l’avanzamento dei lavori di ristrutturazione.

La prima battuta d’arresto è arrivata giovedì, tre giorni prima del ballottaggio, con il Reggio Emilia che in semifinale ha stoppato la corsa della Reyer verso lo scudetto. «C’è sempre una rivincita, la nostra sarà lunedì». Aveva ragione.

Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 11:40

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